In un affresco che ricorda le trame di Graham Greene, Leo Docherty, sottosegretario per l’Europa del ministero guidato da poco da David Cameron, ha rivelato ieri alla Camera dei Comuni una vicenda degna di un romanzo di spionaggio: servizi segreti russi sono stati impegnati in un attacco cibernetico sistematico contro politici, funzionari, giornalisti e ONG britanniche fin dal 2015, in un tentativo di infiltrazione nella politica del Regno Unito senza precedenti. Il servizio federale di sicurezza russo, l’FSB, è stato infatti accusato di “interferenze cyber” per colpire figure politicamente rilevanti.

“Hanno preso di mira membri di questa Camera e di quella dei Lord, hanno colpito funzionari, giornalisti e ONG, hanno mirato a individui ed entità di alto profilo con un intento chiaro: usare le informazioni ottenute per immischiarsi nella politica britannica”, per “interferire nei nostri processi democratici”, ha detto senza mezzi termini Docherty, che ha anche annunciato di aver convocato al Foreign Office l’ambasciatore di Mosca. Il segretario di stato britannico David Cameron, parlando dagli Stati Uniti dove è in visita, ha condannato “i tentativi della Russia di interferire nella politica del Regno Unito” che “minacciano i nostri processi democratici”.

“Sanzionando i responsabili e convocando oggi l’ambasciatore russo, stiamo smascherando i loro pericolosi tentativi di influenza e mostrando un altro esempio di come la Russia sceglie di operare sulla scena globale”, ha detto. In questo scenario, più d’uno a Bruxelles ha la certezza, non ancora provata, che la capitale britannica non sia la sola ad essere presa di mira. Non è un caso che sia il tetto dell’ambasciata russa nella capitale belga, che ospita non solo le istituzioni europee ma anche la Nato, a detenere il triste record del numero più alto di antenne: ben 17, secondo un’indagine condotta da un consorzio di giornalisti ad aprile. Se sono lì, un motivo ci sarà.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva