È il punto chiave dell’inchiesta sulla strage provocata dalla caduta della cabina numero 3 della funivia Stresa-Mottarone: perché la fune che doveva trainare la cabina, il “traente superiore”, si è spezzata.

Indipendentemente dalla questione dei freni funzionanti e del ‘forchettone’, la rottura della fune di circa 2 centimetri e mezzo è la vicenda più dirimente da risolvere per le indagini condotte dalla Procura di Verbania.

Secondi il “rapporto di ammissibilità sullo stato della fune” depositato all’Ufficio territoriale del ministero delle Infrastrutture (Ustif) dopo i controlli effettuati al cavo l’11 novembre 2020 dalla ditta Sateco di Torino, la fune era in buone condizioni.

Il documento è tra quelli sequestrati dalla magistratura di Verbania in merito all’inchiesta che ha portato ad oggi a tre fermi: Gabriele Tadini, responsabile del servizio della funivia del Mottarone, il gestore dell’impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio.

Nel documento, che Repubblica anticipa parzialmente, si evidenzia il sostanziale buono stato di salute per la fune analizzata su commissione della società Ferrovie del Mottarone, monitoraggio poi avallato dall’Ustif che aveva visto la regolarità dei parametri riportati.

La fune, composta da 114 fili, ne aveva alcuni rotti, cosa però assolutamente normale. La riduzione del diametro causata dalle rotture era, scrive Repubblica, dell’1,74% piccoli tratti (dove la rottura massima consentita è del 6%), del 3,5% sulla media lunghezza (dove il limite è 10%) e 14% sul tratto lungo (qui il limite consentito è del 25%).

Insomma, nulla di irregolare. Nessun segno di danneggiamento anche in prossimità delle teste fuse, punto più delicato della fune, così come nessun segno di corrosione era stato rilevato dalla Sateco. Nulla che potesse far presagire il disastro avvenuto domenica 23 maggio.

Resta quindi la questione irrisolta: cosa ha provato l’incidente? Sembra esclusa l’ipotesi di un fulmine, che solitamente può rompere qualche filo ma non compromettere la tenuta della fune. Una tesi evocata perché durante la notte che ha preceduto la strage costata 14 vite c’era stato un temporale nella zona.

Spetterà alla procura guidata da Olimpia Bossi scoprire cosa è successo in quella domenica che ha distrutto cinque famiglie.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.