“Alla fine dell’inverno quasi tutti i tedeschi saranno vaccinati, guariti o morti”. Con una frase secca il ministro Jens Spahn ha sintetizzato il dramma della Germania. Ed è proprio questo scenario a preoccupare anche l’Italia che cerca di correre ai ripari prima che la quarta ondata faccia ufficialmente ingresso e soprattutto prima che metta a rischio il Natale e la stagione invernale. Al vaglio del Governo ci sono dunque varie ipotesi che potrebbero essere contenute in un nuovo decreto che potrebbe avere un forte impatto sulla vita delle persone.

Secondo la ricostruzione fatta dal corriere della Sera il Governo sarebbe propenso a sposare la linea dura nei confronti di 7,6 milioni di no vax, come chiesto anche dai presidenti di regione. La linea dura potrebbe consistere in pesanti limitazioni per chi non si vaccina: potrebbero non poter andare al cinema, a teatro, allo stadio, in discoteca, a sciare, o frequentare palestre e piscine.

Poi gli obblighi: il “Super Green Pass” non si otterrà più con il tampone ma solo con il vaccino o l’avvenuta guarigione, fino all’obbligo vaccinale per alcune categorie. “Non possiamo aspettare che il virus detti le regole — ha detto Attilio Fontana — Dobbiamo tutelare chi ha fatto il proprio dovere”.

Che cos’è il super green pass

La certificazione verde potrebbe avere ulteriori restrizioni. Non si otterrà più con il tampone ma solo con il vaccino o con la guarigione dal Covid. Il nodo da sciogliere, domani nella cabina di regia politica con il premier e poi nel Consiglio dei ministri, è se le nuove regole scatteranno quando una regione entra in zona gialla o arancione, come chiedono tanti governatori, o se debbano valere per tutti anche in zona bianca. Il Governo potrebbe stabilire anche il ritorno alle mascherine obbligatorie anche all’aperto.

Terza dose dopo 5 mesi

“A partire dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della relativa determina a cura di AIFA, nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, l’intervallo minimo previsto per la somministrazione della dose “booster” (di richiamo) con vaccino a m-RNA, alle categorie per le quali è già raccomandata (inclusi tutti i soggetti vaccinati con una unica dose di vaccino Janssen) e nei dosaggi autorizzati per la stessa, è aggiornato a cinque mesi (150 giorni) dal completamento del ciclo primario di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato”. Lo si legge in una circolare pubblicata dal Ministero della Salute.

L’obbligo di vaccini per alcune categorie è l’arma finale, che mette d’accordo Confindustria e la Cgil e di cui si parlerà già oggi nelle riunioni a Palazzo Chigi che precederanno la cabina di regia e il Consiglio dei ministri di domani. Landini e Bonomi chiedono l’obbligo vaccinale per tutti, ma il governo è cauto e valuta l’imposizione ad alcune categorie, come gli insegnanti, le forze dell’ordine e i dipendenti della pubblica amministrazione che stanno allo sportello.

Le Regioni e il ministro Speranza sono favorevoli al green pass per autobus e metropolitane, ma il ministro Giovannini non sarebbe convinto. Diversi governatori spingono perché la durata del green pass venga accorciata dai 12 ai 9 mesi, o addirittura a 6.

Sul tavolo del governo e del Cts c’è anche il tema dei tamponi. Se passerà il green pass cosiddetto 2G, concesso solo a vaccinati e guariti, i tamponi resteranno fondamentali per le persone che devono recarsi al lavoro. Ma nel governo si discute dell’affidabilità dei test. E anche della loro durata, che potrebbe scendere da 72 a 48 ore per i molecolari e da 48 a 24 per gli antigenici.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.