Il mezzo flop di Nicola Gratteri nell’indagine su Domenico Tallini è confermato anche dalla Corte di Cassazione. I giudici hanno infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla DDA di Catanzaro contro la decisione del locale Tribunale del Riesame di annullare l’ordinanza del Gip con la quale erano stati applicati gli arresti domiciliari nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria, dimessosi dopo l’arresto.
Tallini, lo ricordiamo, ha scontato un mese di custodia cautelare ai domiciliari prima di riacquisire la libertà grazie alla decisione del Riesame.
Non soddisfatto dalla prima batosta, la procura guidata da Gratteri dopo aver chiesto e ottenuto l’arresto di Tallini ci ha quindi riprovato, presentando ricorso contro l’annullamento dell’ordinanza disposto il 18 dicembre scorso, incassando un ‘no’ secco dalla Cassazione al ricorso vergato dallo stesso Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dai i pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio.
Tallini venne coinvolto nell’inchiesta Farmabusiness ed è attualmente indagato per concorso esterno e voto di scambio politico mafioso, con il presunto interessamento del clan Grande Aracri nella vendita di prodotti farmaceutici.
“La decisione della Suprema Corte di Cassazione di dichiarare inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Catanzaro contro il Tribunale del Riesame – sottolinea Tallini in una dichiarazione – ha confermato che non c’erano i presupposti per ordinare a mio carico gli arresti domiciliari. Non la ritengo una vittoria, né nutro sentimenti di rancore verso alcuno, nonostante il pronunciamento autorevole e definitivo della Cassazione su questo importante passaggio dell’inchiesta. Un provvedimento che ho sempre ritenuto ingiusto e che ha avuto su di me e sulla mia famiglia effetti devastanti. Il mio unico e irrinunciabile scopo è dimostrare in tutte le sedi che mai e poi mai ho avuto rapporti, nemmeno indiretti, con la criminalità organizzata e che non ho tradito la fiducia delle migliaia di persone che hanno sempre creduto in me in tanti anni di attività politica. Rinnovo la mia fiducia nella magistratura, nella certezza che la correttezza dei miei comportamenti e la mia lontananza siderale dagli ambienti della criminalità saranno confermate in tutte le sedi“.
In sede di Riesame gli avvocati difensori di Tallini, Vincenzo Ioppoli e Valerio Zimatore, avevano smantellato il castello di accuse messo in piedi da Gratteri nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale, che nel frattempo ha deciso di non ricandidarsi alle prossime regionali che si terranno in Calabria nei prossimi mesi, in seguito alla morte della presidente Jole Santelli.
Secondo la procura di Catanzaro alle Regionali del 2014 Tallini avrebbe fatto, grazie all’interessamento della cosca Grande Aracri, il pieno di voti nella zona del crotonese. Peccato che l’ex consigliere regionale ne avesse presi in realtà un numero esiguo, poco meno di 800 sugli 11mila complessivi. I difensori di Tallini avevano quindi smontato anche l’altro sospetto, quello che riguardava la nomina di un dirigente al posto di un’altra: un provvedimento neanche firmato da Tallini.
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