Stanno trattando gli ultimi dettagli. “Cosucce” del tipo grafica del simbolo, tipologia dell’accordo, listone o coalizione, il nome del candidato o della candidata premier. “Nel Terzo polo ci sarà una leadership, lo decideremo. Io credo si possa lavorare se è chiaro chi farà il leader” dice Carlo Calenda. È chiaro che le cosucce sono architravi di un eventuale accordo. I due top player si sono sentiti al telefono. I loro ufficiali di collegamento invece si vedono, riunioni – una anche ieri pomeriggio alle 17 – e stanno definendo quelli che potrebbero essere gli ultimi dettagli per lanciare “l’ opportunità straordinaria” che si chiama Terzo Polo.
Il Parlamento è aperto. La Camera è convocata per votare il ddl giustizia e i processi tributari. Un po’ di movimento aiuta a mimetizzare incontri e riunioni. Sono quasi le cinque del pomeriggio. E Calenda ribadisce: “C’è una discussione con Italia viva che dev’essere chiara, stiamo integrando due corpi. Ciò detto, non vuol dire che ho chiuso l’accordo con Renzi”. Lato renziani trovi il muro. O quasi. “Renzi – ha spiegato il fedelissimo renziano Luigi Marattin – con molta generosità lascerebbe, se un accordo venisse trovato, la leadership politica di questa avventura a Calenda. Non ha mai messo i propri destini personali davanti a quelli politici”.
Insomma, un tourbillon di dichiarazioni e ammiccamenti intorno ad un accordo che ancora non c’è perché l’esperienza, anche di queste ore, insegna che finché non è tutto definito nulla è fatto. Ma i lavori sono in corso e il Terzo polo ieri sera sembrava molto più vicino della sera prima.

Bilanciando timori ed entusiasmi, è possibile in serata tentare un bilancio. Tra gli sherpa al tavolo delle trattative ci sono Ettore Rosato per Italia viva e Matteo Richetti per Azione. Una cosa è certa: entrambi i leader vogliono chiudere il pacchetto in un colpo solo, simbolo, programma e liste. Possibilmente entro il 14. Meglio ancora il 12. “Basta parlare di alleanze, parliamo di temi e cose da fare che sono il nostro punto forte” ripete Renzi. Concorda Calenda ancora shoccato per lo strappo con il Pd di Letta e la rottura della coalizione con +Europa dopo due anni di convivenza.
Ci sarebbe già un simbolo pronto: avrebbe il nome Calenda scritto grande e unico nome presente, sotto i due simboli di partito, Italia viva e Azione. Si tratterebbe di un listone unico dove confluiscono anche i civici e i sindaci della lista Pizzarotti, i Repubblicani e i Moderati di Giacomo Portas. E qui c’è il primo nodo (dei tanti) che tiene ancora in ostaggio la firma dell’accordo definitivo. Listone o coalizione? Il listone metterebbe al riparo Azione dalla raccolta firme perché andrebbe a proteggersi sotto il simbolo, sicuramente autorizzato grazie all’emendamento Magi (+Europa) e Ceccanti (Pd) nel “decreto elezioni”. Non solo, toglierebbe anche di torno lo sbarramento del 10% abbassando al 3%. Le prime stime dell’Istituto Cattaneo ieri stimavano il Terzo Polo al 6 per cento sicuro per una ventina di parlamentari eletti tutti nel proporzionale. Il 10 è più che probabile. Ma non si sa mai. Calenda però ancora insiste sul fatto che Azione non ha bisogno di firme (ne servirebbero 36.750). Ne è sempre stato convinto e l’ ha sempre sostenuto. Il punto è che solo le Corti d’Appello potranno dare la risposta. E quando lo faranno, sarà troppo tardi per avere un piano B. Nessun leader politico può rischiare l’osso del collo in una situazione del genere. Si parla della partecipazione alle elezioni che Azione aspetta da almeno due anni. Metterla in forse, anche solo in via ipotetica, segnerebbe la fine politica del suo leader.
Calenda sostiene, lo ha fatto anche ieri, di avere pareri più pro veritate che sostengono l’autonomia del suo simbolo grazie alla partecipazione alle elezioni europee del 2019. Il listone unico metterebbe al riparo da ogni rischio.

Entro il 14 agosto devono essere depositati simbolo, alleanze e programmi. Il programma elettorale è il dossier più semplice per il Terzo Polo. Calenda e Renzi sono d’accordo quasi su tutto: politica estera, riforma del fisco, la priorità del lavoro rispetto all’assistenzialismo di Stato, la modifica del Reddito di cittadinanza. Sono, i due leader, la rappresentazione più autentica dell’agenda Draghi intesa non come una lista di cose da fare ma, come ha spiegato chi le ha fato il nome, “un metodo fatto di risposte certe, nei tempi e nei contenuti, e credibilità e affidabilità internazionale”.
In realtà sono le liste, dopo le firme, lo scoglio più appuntito. Molti renziani hanno accarezzato nell’ultima settimana la sfida di andare soli “liberi e coraggiosi” per arrivare al 5% di voti nel proporzionale. In Toscana, roccaforte renziana, sono pronti a scendere in campo i big come Maria Elena Boschi (Arezzo), Nicola Danti, Stefania Saccardi a Firenze, Gabriele Toccafondi nella Piana, e poi Francesco Bonifazi, Stefano Scaramelli (vicepresidente del Consiglio regionale e coordinatore toscano). Tutte caselle da rivedere, in caso di intesa con Azione. Che a sua volta ha pronti ai nastri diversi aspiranti parlamentari (dai territori) e parecchi big che puntano al rientro in Parlamento: Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Matteo Richetti, Andrea Mazziotti, Enrico Costa, Andrea Cangini, Osvaldo Napoli. Adesso la bozza dell’accordo prevede una divisione 50 e 50. Meni posti. Ma più sicurezza di poter avere un ruolo nella prossima legislatura. “Il Terzo polo richiede generosità e impegno” ripete Renzi ai suoi gruppi parlamentari, una quarantina di eletti che difficilmente potranno tutti tornare in Parlamento.
Per sapere se ci sarà un’intesa soddisfacente tra i gemelli diversi Carlo&Matteo bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Ma se nascerà, il Terzo polo si presenterà chiaro e al completo già il 12 agosto. Per cominciare finalmente la campagna elettorale.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.