Terremoto nel centrosinistra
Letta non può vincere, ma lo schiaffo di Calenda può far ripartire il PD
![Foto Mauro Scrobogna/LaPresse
02-08-2022 Roma (Italia) Politica – Elezioni politiche – incontro PD Azione +EUROPA – Nella foto: il segretario PD Enrico Letta, il leader di Azione Carlo Calenda in occasione dell’incontro tenutosi alla Camera dei Deputati per definire le alleanze in vista delle elezioni politiche
02-08-2022 Rome (Italy) Politics – Political elections – PD Action + EUROPE meeting – In the photo: PD Secretary Enrico Letta, Action leader Carlo Calenda at the meeting held to the Chamber of Deputies to define alliances in view of the political elections Foto Mauro Scrobogna/LaPresse
02-08-2022 Roma (Italia) Politica – Elezioni politiche – incontro PD Azione +EUROPA – Nella foto: il segretario PD Enrico Letta, il leader di Azione Carlo Calenda in occasione dell’incontro tenutosi alla Camera dei Deputati per definire le alleanze in vista delle elezioni politiche
02-08-2022 Rome (Italy) Politics – Political elections – PD Action + EUROPE meeting – In the photo: PD Secretary Enrico Letta, Action leader Carlo Calenda at the meeting held to the Chamber of Deputies to define alliances in view of the political elections](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2022/08/19715209_small-900x600.jpg)
Enrico Letta riparte da Marcinelle. Cioè dal luogo, in Belgio, dove 66 anni fa un incendio devastò una miniera di carbone e uccise più di 200 operai, tra i quali quasi centocinquanta erano migranti italiani. Letta è andato a ricordare quella strage che fu una terrificante strage sul lavoro e una strage di stranieri. Cioè ha deciso di reagire allo schiaffo di Calenda ripartendo da due pilastri delle idee classiche della sinistra: gli operai e l’accoglienza. Il Pd si rimette in moto, e dopo tanti ondeggiamenti cerca di collocarsi nella posizione più classica: quella delle grandi socialdemocrazie europee. Da questa posizione riuscirà ad affrontare la sfida elettorale?
Di sicuro ha pochissime possibilità di vincere contro una destra variegata ma compattissima. Che sta conducendo la sua campagna elettorale battendo solo su due tasti: lotta agli sbarchi di migranti e riduzione delle tasse. Berlusconi aveva proposto la flat tax al 23 per cento. Ieri Salvini lo ha scavalcato e ha proposto il 15 per cento. Mancano più di 50 giorni al voto, se si va avanti così le tasse finiranno al 5 per cento…
Letta non ha grandi possibilità di vincere, e la rottura con Calenda gli costerà una quindicina di seggi all’uninominale, però ha la possibilità di rimettere in carreggiata un partito un po’ allo sbando, e di poggiare qualche pietra per provare, dopo il 25 settembre, la ricostruzione. Calenda da parte sua ha poche scelte: dovrà bussare alla porta dell’amico nemico Renzi. Per tre ragioni.
La prima è che le sue posizioni politiche e quelle di Renzi coincidono. La seconda è che senza “Italia Viva” Calenda – per presentare un suo simbolo – dovrebbe in pochi giorni raccogliere 50 mila firme. La terza è che Renzi gli ha già spalancato le porte. Nasce un nuovo polo centrista? Sembra di sì. Con quali speranze? Renzi dice: oltre il 10 per cento.
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