È ancora in stallo la trattativa per il Centro Riformista, il terzo polo che da giorni va propagandando Matteo Renzi e che il leader di Italia Viva ha in mente con Azione di Carlo Calenda. Si registrano reazioni di freddezza dalle parti di Calenda e secondo Il Corriere della Sera ci sarebbe scetticismo tra i renziani. Anzi no: alla Stampa lo stesso Calenda ha detto di sperare nell’accordo. Domani il partito di Renzi dovrà decidere sul simbolo e chissà a che punto saranno le trattative. Certo è che Carlo Calenda si è preso il centro della campagna elettorale. Solo una settimana fa annunciava l’accordo in coalizione con il Partito Democratico. Un patto, un testo scritto, garanzie sui seggi, la stella polare dell’agenda Draghi, grandi sorrisi nelle foto con il segretario dem Enrico Letta e con il segretario nazionale di +Europa Benedetto della Vedova. Una settimana dopo è franato tutto.

Calenda ha scelto di tirarsi fuori da quella coalizione dopo l’annuncio delle intese del Pd con Europa Verde, Sinistra Italiana e Impegno Civico di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci. Troppo, per Calenda, che in ore convulse, silenziose su Twitter e quindi presaghe di decisi sconvolgimenti, ha salutato il centrosinistra dagli studi di Mezz’ora in più di Lucia Annunziata su Rai3. Lo strappo si è steso anche a +Europa, che resterà in coalizione con i dem. Letta è stato piuttosto diretto sui social: “Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda”.

Si è effettivamente ritagliato la parte del tipo difficile, complicato il leader di Azione in questi ultimi anni di impegno diretto in politica. Lui rivendica la sua coerenza e si suoi contenuti. Lui nato a Roma, il 9 aprile del 1973, ariete. Figlio dello scrittore Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini. Lo zio ambasciatore in Libia, un altro in India e Nepal, perfino consigliere del Capo dello Stato Sandro Pertini. Un prozio Paterno, Felice Ippolito, fu tra i padri dell’industria nucleare italiana, il nonno Luigi Comencini fu anche lui regista, sposato con la principessa siciliana Giulia Grifeo di Partanna.

A undici anni lui steso recitò con la madre nello sceneggiato Cuore tratto dal capolavoro di Edmondo De Amicis. Carlo Calenda si è laureato in Giurisprudenza alla Sapienza con 107, ha lavorato alla Ferrari e a Sky, è stato assistente del presidente di Confindustria con Luca Cordero di Montezemolo, viceministro allo Sviluppo Economico nei governi prima di Enrico Letta e di Matteo Renzi poi, per diventare ministro allo stesso dicastero con Renzi e anche con Paolo Gentiloni.

Alle elezioni europee del 2019 ha lanciato il manifesto Siamo Europei: anti-sovranista e anti-populista. Il simbolo è entrato nella lista comune con il Pd, lui si è candidato da capolista nella circoscrizione nord-orientale ed è stato eletto con oltre 275mila preferenze, il candidato con i dem più votato in Italia. Calenda ha fatto a pezzi la tessera del Pd dopo l’accordo per il governo Conte bis, nell’estate del 2019, con il Movimento 5 Stelle. Ha corso da solo al comune di Roma alle amministrative dello scorso autunno: terzo al primo turno, niente ballottaggio, sfiorato il 20%.

Dal febbraio 2022 è segretario di Azione. Oltre a essere un assiduo di Twitter: usa il social network a ritmi compulsivi. Segni particolari: è un ammiratore al limite dell’ossessivo di Winston Churchill. Dopo lo strappo con +Europa il suo partito si è impantanato al 2% secondo il sondaggio Quorum/Youtrend per SkyTg24. L’accordo con Italia Viva ancora è da trovare, Renzi è convinto che il terzo polo potrebbe arrivare alla doppia cifra. Calenda intanto raccoglie le firme: gliene servirebbero almeno 36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato. Dal quartier generale di Azione sarebbero però convinti che l’elezione sotto il simbolo del Pd alle Europee potrebbe far scattare l’esenzione.

“Spero che nasca il terzo polo, ci sono le condizioni perché nasca. C’è una discussione con Italia Viva che dev’essere chiara, ora integrare due corpi. Non c’è un incontro oggi. L’accordo non c’è ancora”, le ultime parole di Calenda al direttore de La Stampa Massimo Giannini. “Io spero che nasca, ci sono tutte le premesse e tuttavia è un incontro tra due forze politiche molto diverse. Le vicinanze programmatiche ci sono quasi tutte, bisogna adesso integrare due corpi che hanno avuto impostazioni politiche diverse, una ha fatto un governo con i 5 Stelle, l’altra no”. Secondo un retroscena del Corriere i due leader si sono dati fino a venerdì per siglare l’accordo.

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