PQM
Tribunali, le iniziative di ANM sono più gradite di quelle degli avvocati
Correva l’anno 2017 e la Camera Penale fiorentina, impegnata, come tutte le altre Camere Penali Italiane, nella raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge di riforma costituzionale per la separazione della carriera dei Giudici da quella dei Pubblici Ministeri, chiese di poter raccogliere le adesioni tra gli Avvocati, gli operatori delle Cancellerie degli Uffici giudiziari e i Magistrati, in uno spazio interno al Palazzo di Giustizia. I Capi degli Uffici giudiziari, Presidente della Corte di Appello e Procuratore Generale, ritennero che l’iniziativa fosse troppo politica, estranea alle materie tecnico-giudiziarie, e così l’autorizzazione non fu concessa. L’Avvocatura fu costretta a ricorrere alla disponibilità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati; analogo destino ebbero le richieste della medesima autorizzazione in quasi tutte le sedi giudiziarie (il “quasi” è assolutamente precauzionale).
ANM, della quale fanno parte molti dei Capi degli Uffici giudiziari, ha ottenuto di poter svolgere la sua iniziativa di apertura della campagna contro la Legge costituzionale addirittura nell’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione, sede di udienza delle Sezioni Unite. Non c’è che dire, una vera e propria disparità di trattamento, tenuto anche conto che la manifestazione del 25 ottobre non era certo rivolta agli operatori del diritto. Il Sindacato dei Magistrati ha rivendicato di aver potuto svolgere in una sede così prestigiosa la sua iniziativa, argomentando che il Palazzo di Giustizia è il luogo di lavoro dei Magistrati e dunque la sede naturale per discutere dei temi di interesse di quei lavoratori. E perché gli Avvocati dove lavorano? Non sono al pari di Giudici e Pubblici Ministeri impegnati nelle medesime udienze? Non si recano quotidianamente presso le Cancellerie e, con qualche difficoltà logistica, presso le stanze dei Pubblici Ministeri per le agognate interlocuzioni? Non sono soggetto necessario e fondamentale per la realizzazione del contraddittorio e dunque per l’accertamento della verità processuale? Ma ormai che la frittata è fatta, speriamo che uno spazio così evocativo della terzietà del Giudice possa essere messo a disposizione anche di chi si candida, magari con più sobrietà, a spiegare le ragioni a sostegno del sì alla riforma costituzionale.
Il Segretario di Area, Zaccaro, ha sostenuto che noi saremmo un po’ nervosi a causa delle iniziative di ANM e che siamo stati anche un po’ impertinenti a polemizzare con Guida al Diritto per la scelta di quella Rivista di pubblicare un vademecum di spiegazione della riforma, esplicitando solo le ragioni del no. Noi al Professor Verde riconosciamo ogni merito, ma se una rivista di divulgazione giuridica sceglie di ospitare una rappresentazione dell’Avvocatura e dell’idea di riforma quasi caricaturale, allora è giusto invocare almeno il contraddittorio “scientifico”. Non siamo agitati, ma preoccupati sì, non vorremmo che motivazioni estranee alla completa realizzazione del giusto processo, che ha il suo cardine nella terzietà del Giudice, incidano domani sul voto.
Oltre a ragionamenti, francamente poco comprensibili e buoni solo per alimentare una sorta di radicalizzazione, per i quali la terzietà del Giudice importerebbe la fine dell’indipendenza della Magistratura e creerebbe un Giudice obbediente a chi governa, nell’assemblea di ANM abbiamo sentito riecheggiare anche alcuni toni alti, come ad esempio il richiamo alle belle ragioni che sottendono al principio di eguaglianza che la nostra Costituzione afferma e promuove. Ma che c’entrano queste con la terzietà del Giudice? O meglio, la terzietà del Giudice non ne è conseguenza e completamento? Di questo ci piacerebbe discutere in un franco confronto che non si limitasse alle quattrocento parole che gli idraulici conoscono (quello che è dovuto intervenire nella mia abitazione conosce la Divina Commedia a memoria e ne declama azzeccate terzine a seconda del guaio che deve affrontare).
Alla manifestazione ha partecipato – non si è compreso se come nuovo testimonial o come inatteso, ma certamente gradito ospite – anche Sigfrido Ranucci, al quale va tutta la nostra solidarietà e vicinanza per l’infame atto di cui è stato vittima, lui e i suoi familiari. Ma della standing ovation che lo ha accolto, è parso lui stesso il primo ad essere stupito. Insomma, qualche Giudice dovrà pur assumere le decisioni, e qualche Pubblico Ministero dovrà pur decidere se esercitare o meno l’azione in quei duecentoventi casi giudiziari che lo riguardano. Sede sindacale e giurisdizione non sono la stessa cosa, ma anche il modo di apparire del Magistrato non è estraneo alla definizione della sua imparzialità e terzietà.
© Riproduzione riservata






