I cittadini dell’Italia centrale hanno avuto un brutto risveglio: la terra sotto i loro piedi ha iniziato a tremare intorno alle 7 del mattino. E subito sui social è iniziata a circolare l’ipotesi che ci fossero connessioni tra gli eventi sismici e le trivellazioni nell’Adriatico. Qualcuno ha puntato il dito contro la ripresa delle estrazioni per sopperire alle carenze di gas. Ma per gli esperti tra le due cose non c’è alcun legame. “L’ ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere”, ha detto perentorio Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, intervistato da Repubblica.

La prima la forte scossa di terremoto del 9 novembre di magnitudo 5.7 è stata avvertita alle 7.07 sulla Costa Marchigiana e in numerose regioni italiane (Veneto, Lazio, Toscana, Emilia Romagna), poi uno sciame sismico che ha fatto registrare nei successivi trenta minuti almeno altre nove scosse con una magnitudo compresa tra 3.4 e 4. L’epicentro è a largo della costa di Pesaro a una profondità minima, di 8 chilometri. Secondo quanto rilevato dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, sono una ventina le scosse di magnitudo superiore a 2 che si sono susseguite dopo la prima di 5.7 nella costa adriatica tra Fano e Pesaro. A far scattare i sospetti il fatto che l’epicentro del terremoto sia stato proprio in mezzo al mare.

“Il terremoto avvenuto in mare questa mattina a poco più di 30 chilometri da Fano e Pesaro è uno dei più forti avvenuti in quest’area dal Novecento. Ma è anche un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche”, ha spiegato il geologo Farabollini. Per l’esperto è da escludere l’ipotesi che ci sia una correlazione tra le scosse di terremoto e le trivellazioni nell’Adriatico. Il motivo? “Le trivellazioni comportano sismi che hanno una bassa magnitudo (tra il 4 e il 4.5, solitamente) e soprattutto avvengono a poca profondità dalla superficie fino a un massimo di 4 chilometri. Il terremoto ha avuto invece una magnitudo di 5.7 e, secondo il monitoraggio fatto dall’Ingv subito dopo la scossa principale, a una profondità di 8-10 chilometri e a una distanza di circa 35 chilometri dalla costa di Pesaro”. Farabollini ammette che sismi derivanti da attività estrattive esistono in letteratura. Racconta che eventi di questo tipo sono stati studiati in America a seguito di estrazioni di gas. Ma non è questo il caso, precisa l’esperto: “La storia e il monitoraggio di questi eventi ha dimostrato che si tratta di eventi superficiali e di bassa magnitudo”.

Che non ci sia alcuna connessione tra il terremoto e le trivellazioni nell’Adriatico è convinto anche il geologo marchigiano Endro Martini, della Società italiana di geologia ambientale che al Corriere della Sera ha spiegato che eventi sismici in Adriatico ci sono sempre stati, anche molto prima che iniziassero le trivellazioni. “Le piattaforme in mare trivellano fino a una profondità massima di 3-4 chilometri – ha spiegato l’esperto – Il sisma di mercoledì si è innescato a una profondità di 7,6 chilometri, a una distanza di 30 chilometri dalla costa della provincia di Pesaro Urbino secondo i dati forniti dai rilevamenti dell’Ingv”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.