Ventuno miliardi per il contrasto al caro energia, nella Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza: l’intera entità netta della manovra 2023, che però secondo Meloni potrà arrivare a 30 miliardi fino a tutto il prossimo anno È questa la cifra stanziata dal governo per fare fronte al problema delle bollette, vero salasso in questi mesi e nel prossimo futuro per famiglie e imprese italiane.

Un approccio, quello del governo Meloni alla Nadef, che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso della conferenza stampa convocata dopo il termine del Consiglio dei ministri ha definito “prudente, realistico e sostenibile”.

Nel documento approvato in CdM sono presenti ovviamente le stime di crescita del Prodotto interno lordo italiano per il 2022 e il 2023. Secondo questi dati, il Pil crescerà quest’anno del 3,7%, per poi frenare il prossimo allo 0,6% programmatico.

Una crescita che per l’anno in corso è stata rivista al rialzo rispetto alla Nadef messa a punto dal governo Draghi per i dati positivi dell’economia italiana sul terzo terzo trimestre, con le precedenti previsioni ‘ferme’ al 3,3%. Su questo punto la premier ha sottolineato che “riusciamo per il 2022 con questa Nadef in forza dell’extragettito” dell’Iva e “una crescita dello 0,5% in più di Pil, a liberare 9,5 miliardi” da usare per il caro energia.  “Di fatto individuiamo risorse per oltre 30 miliardi di euro per affrontare l’emergenza energetica”, ha rimarcato la presidente del Consiglio.

Il rapporto tra deficit e Pil sarà invece del 4,5 per cento nel 2023, ha detto Meloni in conferenza stampa, e dovrebbe calare fino a raggiungere il 3 per cento nel 2025.

Ma il Consiglio dei ministri ha dato il via libera anche ad altri provvedimenti importanti. Si tratta ad esempio della revisione del Supebonus 110%, che passa al 90% e che interesserà anche le villette, a patto che siano utilizzate come prima casa e con una soglia di reddito ancora da stabilire.

La riunione, terminata dopo due ore di confronto, ha dato l’ok anche alle norme per nuove concessioni per aumentare l’estrazione di gas tramite trivelle. Sarà inserita, sotto forma di emendamento, nel decreto Aiuti Ter all’esame del Parlamento. La premier Meloni ha sottolineato che la volontà è quella di “liberare alcune estrazioni di gas italiano facilitando concessioni in essere e concedendo nuove concessioni chiedendo ai concessionari di mettere a disposizione in cambio da subito, da gennaio, gas – 1-2 miliardi di metri cubi di gas – da destinare alle aziende energivore a prezzo calmierato”.

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in conferenza ha spiegato che “viene autorizzata l’estrazione da giacimenti nazionali con capacità sopra a 500 milioni di metri cubi. Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni“. “Tutto questo deve avvenire” nell’Adriatico, “al di sotto del 45esimo parallelo con l’unica eccezione che riguarda il ramo Goro del fiume Po“, ha aggiunto il ministro.

Sul gas comunque Meloni ha ribadito di aver chiesto “all’Unione Europea“, nella sua prima trasferta a Bruxelles di giovedì, di “fermare le speculazioni sul gas“. “Il prezzo del gas sta scendendo, ma non durerà molto se non ci saranno segnali seri e concreti. L’ultimo consiglio europeo ha fatto registrare passi in avanti, il 24 novembre ci sarà un nuovo consiglio dei ministri dell’energia. Speriamo in determinazioni più concrete. Ieri abbiamo acceso molto i riflettori” sulla necessità di “risposte concrete. Dobbiamo metterci in sicurezza: questa è la priorità“, sono state le parole di Meloni.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.