La difesa dello zar tra gaffe e rancori
Trump, la fuga dal G7, lo scontro con Macron e l’unica sua certezza: Putin elemento chiave del mondo, Ucraina sacrificabile

Sembrava un amore finito male, quello fra i due presidenti Trump e Putin e invece vive di una seconda vita dopo le sfuriate del presidente americano quando si è reso conto che l’amico Vladimir non aveva la minima intenzione di trattare un cessate il fuoco. Figuriamoci una tregua in Ucraina. Da che cosa si è capito? Ieri mattina all’alba Trump ha mollato tutti i partecipanti nel G7 in Canada dicendo con aria stizzita di avere ben altro da fare che non perdere tempo con loro.
La sera precedente aveva attaccato tutti i membri della riunione per aver commesso – secondo lui – il fatale errore di espellere la Russia nel 2014 da quello che una volta era il G8, anno in cui Putin si impossessò della Crimea con un colpaccio militare. Dopo aver piantato tutti il presidente francese Emmanuel Macron ha ipotizzato che Trump fosse impegnato in un incontro per arrivare al cessate il fuoco tra Iran e Israele. Il presidente americano ha replicato sul suo social: “Macron non ha la più pallida idea del motivo per cui sono ritornato a Washington, e non ha niente a che vedere con un cessate il fuoco”. Ha dato così praticamente dell’imbecille a Macron che aveva tentato di giustificare la fuga dal Canada con l’ipotesi di una trattativa segreta.
Trump e Putin: la trattativa segreta
Trump nega, ma l’ipotesi di Macron è solida. Per quale motivo Trump avrebbe trasformato una sessione del G7 in un appello affinché Putin torni al tavolo dei grandi? L’ipotesi più fiondata è che Putin abbia mandato segnali di disponibilità per chiudere entrambe le guerre chiedendo di avere mani libere in Ucraina. In cambio, grazie ai suoi rapporti specialissimi con il suo fornitore di armi Iran, arrivare ad un accordo accettabile da Israele garantito per sempre dalla minaccia nucleare iraniana. È quel che Putin dice dal giorno in cui ha accettato di sedere a un tavolo per trattare della pace in Ucraina intendendo invece riportare la Russia nel salotto degli affari mondiali: liberarsi di Zelensky e della sanguinante Ucraina, rendere un favore a Israele e dare garanzie di sicurezza all’Iran. Un “win win” in cui vincono tutti tranne gli ucraini destinati al mattatoio. Ma sarà davvero questo ciò che vuole Trump? Come è noto il presidente ha un’ambizione personale con cui vorrebbe coronare la sua carriera, chiudere le guerre e prendere il premio Nobel per la pace. È un’ambizione ma anche un investimento perché nei panni di Giano bifronte, il dio che apriva e chiudeva le guerre, Trump vede crescere smisuratamente la propria ricchezza e quella del grande giro dei miliardari americani.
La difesa di Putin e la gaffe
Trump sta commettendo errori come quello di mettere in fuga da Harvard i migliori studenti stranieri che hanno fatto la fortuna delle università americane, e il suo primo obiettivo è di arrivare alle elezioni di medio termine per vedere se è giocabile la carta del terzo mandato. Nella breve trasferta in Canada ha trovato anche il modo di attaccare sia l’ex presidente Barack Obama che l’ex primo ministro canadese Justin Trudeau accusati di aver cacciato la Russia. Secondo la sua teoria, se non l’avessero fatto, la guerra in Ucraina non ci sarebbe mai stata. Trump sbaglia persona perché nel 2014 non era Trudeau il primo ministro canadese ma Stephen Harper. Anche nel 2018 Trump, che aveva perorato la riammissione della Russia, sostiene che non averlo fatto fu un errore madornale perché da quel momento Putin si sarebbe rifiutato di sedere a qualsiasi tavolo di trattativa lasciando la parola alle armi. Il presidente ucraino Zelensky che ormai ha una certa esperienza degli umori di Trump, non ha dato segni di irritazione ma si è rivolto ancora una volta agli europei e al Canada per dire che l’Ucraina ce la può fare soltanto se l’Europa gli darà il sostegno economico e militare necessario.
Comunque la si guardi, l’uscita furiosa di Trump dal G7, le parole di scherno a disprezzo per il presidente francese, il ritornello secondo cui è colpa di chi allontanò Putin dal G8 se oggi siamo nel pantano ucraino, quindi sommando membro a membro, viene fuori sempre la stessa storia: Putin è l’elemento chiave del mondo, e l’Ucraina l’elemento sacrificabile. Poi verrà l’età della ricchezza. Non una parola sulla Cina, la quale ha fatto il suo accordo con gli Stati Uniti per le tariffe ed è di fatto meno lontana dagli Stati Uniti. Pechino è dunque il convitato di pietra senza il quale sarà impossibile rimettere in equilibrio i rapporti di forza.
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