Trattamento sanitario obbligatorio per chi rifiuta il ricovero e tamponi a tappeto per chiunque entri nel nostro Paese. Sono queste le due proposte partite rispettivamente dal governatore del Veneto Luca Zaia e dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti per contrastare il contagio da coronavirus. Sebbene siano state allentate le misure sui dispositivi di sicurezza, come l’uso obbligatorio della mascherina solo nei luoghi pubblici, l’allarme di nuovi massicci contagi è sempre dietro l’angolo. Negli ultimi giorni a Vicenza, ma anche in Toscana, a Roma, in Trentino e l’ultima impennata che si è diffusa nei macelli e salumifici del mantovano, sono scoppiati nuovi focolai covid-19 spingendo le Regioni e i maggiori esponenti politici a prendere in considerazione anche ‘punizioni’ più severe per chi non rispetta le regole. In particolar modo il caso in Veneto ha provocato l’incubo di un nuovo focolaio di Coronavirus dopo la scoperta di un imprenditore della Laserjet, azienda di carpenteria meccanica di Pojana Maggiore (Vicenza), ricoverato al San Bortolo di Vicenza in terapia intensiva dopo aver rifiutato un primo ricovero. In seguito all’episodio, è stato proprio il presidente Zaia ad aprire la strada nei confronti del Tso, il ricovero obbligatorio per il paziente positivo che invece di isolarsi, frequenta luoghi pubblici come faceva il manager vicentino ora in rianimazione.

LE PROPOSTE – L’ipotesi di ricorrere al Tso, soluzione che impone il ricovero ai malati più gravi, avanzata dal presidente del Veneto è stata colta anche dal ministro della salute Roberto Speranza il quale, dopo un confronto con Zaia, ha dato mandato all’ufficio legislativo del suo dicastero per verificare il quadro normativo sui trattamenti sanitari obbligatori. L’obiettivo è quello di studiare una eventuale norma più stringente che riguarda la tutela contro il Covid dopo il caso del focolaio veneto. In realtà già oggi se una persona è positiva e non resta in isolamento, ha una sanzione penale che prevede dai 3 ai 18 mesi di carcere con una multa fino a 5mila euro.

Anche nell’ultimo Dpcm dell’11 giugno ci sono delle indicazioni prece per cui le regioni possono adottare regole più restrittive sulla base dell’andamento della curva epidemiologica, cosa che ha già fatto la Toscana con una recente ordinanza che ha previsto il trasferimento negli alberghi sanitari di quegli stranieri che vivono con molte persone e possono trasmettere il virus a familiari e amici. Ma per quanto la situazione sia sotto continuo monitoraggio, il passaggio successivo sarà la verifica del Governo per valutare come e se applicare questa misura che ha dei risvolti collegati alle libertà personali. Alla proposta del Tso si affianca quella di Zingaretti che vorrebbe effettuare tamponi a tappeto a tutti i passeggeri in arrivo in aeroporto da Paesi Extra Ue. In Italia infatti c’è solo l’obbligo dell’isolamento domiciliare, che secondo il governatore del Lazio non sarebbe una formula funzionale visti i molti casi importati dall’estero. Anche la situazione dei Balcani, ad esempio, sembrerebbe non dare risultati positivi in quanto molti arrivano via terra con una potenziale importazione del virus.

COS’E’ IL TSO – Il Trattamento sanitario obbligatorio implica che una persona venga sottoposta a cuore mediche contro la sua volontà. La norma di riferimento è una legge del 1978. Allo stato attuale si ricorre a questa soluzione in ambito psichiatrico attraverso il ricovero coatto presso i reparti di psichiatria degli ospedali pubblici, ma ovviamente non tiene conto dei rischi di pandemia come nel caso del coronavirus. In realtà il reato di epidemia colposa prevede già la possibilità di imporre misure cautelari, tra cui anche il ricovero coatto, e per questo si sta valutando anche l’eventuale ricorso al giudice per costringere chi non vuole sottoporsi alle cure.

La procedura che normalmente si segue in caso di Tso, tenendo conto della norma in questione, presuppone tre condizioni imprescindibili. La prima è che la persona versi in una situazione di alterazione tale da rendere urgenti interventi di tipo terapeutico; la seconda è che gli interventi proposti vengano rifiutati e l’ultima sussiste nel fatto che non si possono adottare tempestive e idonee misure extraospedaliere. Queste tre condizioni vanno certificate da un primo medico, che può essere anche quello di famiglia, e confermate da un secondo medico, che lavora in una struttura pubblica. Una volta prodotte le certificazioni mediche, il sindaco ha 48 ore per disporre il Tso con un’ordinanza specifica. La persona toccata da questo provvedimento viene accompagnata dai vigili e dai sanitari presso un reparto psichiatrico di diagnosi e di cura. Entro due giorni dal ricovero il sindaco fa pervenire l’ordinanza al giudice tutelare, che può convalidare o meno la misura nelle 48 ore successive. Il Trattamento ha complessivamente una durata di sette giorni e, se lo psichiatra non fa richiesta di prolungamento, termina.