Il recente Consiglio europeo e il Summit dei Capi di Stato e di Governo dell’area dell’euro che è seguito dovrebbero avere l’effetto benefico di disilludere quanti hanno creduto che bastassero l’autorevolezza e il prestigio di Mario Draghi per risolvere problemi finora ritenuti insolubili. Invece, questi sono rimasti irrisolti. Nei consessi anzidetti non esiste la figura del taumaturgo che viene da tutti seguito; alla fin fine, sono gli interessi nazionali a imporsi, nonché eventuali alleanze che siano fondate sulla reciproca tutela di tali interessi. Può non piacere, può constatarsi il prevalere ancora del metodo e della scelta intergovernativi rispetto all’approccio comunitario, ma questa è per molte materie la dura realtà.

Sulle migrazioni, si è rimasti fermi a misure che riguardano i rapporti “esterni” dell’Unione, ma nessuna decisione valida è stata adottata per i ricollocamenti nell’area, mentre sono state deliberate ulteriori risorse a Paesi quale la Turchia per un ruolo, non del tutto trasparente e apprezzabile, svolto nei confronti dei migranti che gravitano in quell’area. Non è passata la proposta franco-tedesca, alla quale l’Italia era favorevole, per un incontro con Putin, alla stregua di quello svoltosi tra il presidente russo e Biden, che non significava affatto il venir meno della dura critica nei confronti di quel Paese innanzitutto per la materia dei diritti umani. Nell’Eurosummit, non è stata approvata l’istituzione dell’assicurazione europea dei depositi che è il terzo pilastro dell’Unione bancaria a suo tempo approvata anche dalla Germania che, invece, ora, di fatto, la respinge insieme con i suoi “ satelliti”.

La tesi tedesca sostiene che la messa in comune dei rischi bancari, con l’assicurazione, richiede una drastica riduzione dei rischi stessi. E ciò si contribuisce a realizzare stabilendo limiti all’investimento, da parte delle banche, in titoli pubblici. Questa, per la Germania, è una “ condicio sine qua non”. In tal modo, si risolverebbe, anche se maldestramente, il problema dell’assicurazione europea, ma si creerebbe un grave problema per i debiti sovrani con conseguenze nel campo economico e finanziario proprio quando la Bce, con le operazioni monetarie non convenzionali, di fatto sostiene gli acquisti dei titoli in questione. Si conseguirebbe una netta divaricazione tra condizione normativa delle banche relativamente al debito pubblico e politica monetaria, frustrando il perseguimento degli obiettivi di quest’ultima.

Il progetto di Unione bancaria che ha visto fin qui attuati solo due dei tre pilastri – la Vigilanza bancaria unica e la Risoluzione delle banche con le relative risorse – ma in maniera inadeguata non sarebbe completata con il terzo pilastro violando l’aureo principio “ Pacta sunt servanda”. In queste condizioni occorre un chiarimento in campo comunitario. Non è accettabile che del progetto richiamato si scelga solo ciò che può risultare conveniente alla Germania, la quale, per di più, si concentra sui titoli pubblici, ma dimentica clamorosamente i rischi, maggiori, connessi ai titoli illiquidi di cui abbondano le banche tedesche e francesi. A questo punto, occorre una discussione sull’intero progetto per i molti aspetti da rivedere, a cominciare dal fatto che a esso si è dato vita con un accordo intergovernativo che confligge con il Trattato Ue, il quale prevede che l’accentramento della Vigilanza bancaria può riguardare solo compiti specifici di supervisione prudenziale e non un trasferimento in blocco quale, invece, è stato attuato.

Draghi, al termine dell’Eurosummit, ha detto che è stato meglio nessun accordo che un accordo che per l’Italia sarebbe stato inaccettabile. Bene. Ma ora bisogna vedere come si riprende l’iniziativa al riguardo e non alle calende greche. La questione è troppo delicata per sperimentare su di essa il temporeggiamento alla Quinto Fabio Massimo che, date le forze in campo, difficilmente conseguirebbe oggi risultati apprezzabili. Occorre costruire convergenze e non dimenticare che chi non mantiene fede ai patti è la Germania. Intanto, la figura di un Draghi “pantocratore” è stata ricondotta alla realtà. Un insegnamento dei fatti che può fare bene.