«I ragazzi ristretti nel carcere di Nisida potrebbero essere collocati altrove, a patto che gli ambienti siano funzionali e adatti allo scopo della detenzione che è il reinserimento nella società e non la punizione. Al posto di sbarre e celle potrebbe sorgere un museo del mare o un cantiere legato alle attività cantieristiche del porto: in questo modo quel luogo straordinario diventerebbe attrattivo agli occhi del mondo». Così Massimo Pica Ciamarra, architetto di fama internazionale, prova a immaginare il futuro dell’isolotto di Nisida, dove ora vivono i detenuti minorenni.
L’occasione per tornare a parlare di una nuova vita per uno dei luoghi più suggestivi della città è offerta dalle parole di Catello Maresca, candidato sindaco di Napoli, secondo il quale «è assurdo negare una prospettiva turistica a Nisida così come a Bagnoli».

Per il pm anticamorra è indispensabile valorizzare la vocazione all’accoglienza, il verde e le testimonianze di archeologia industriale di Bagnoli, mentre l’istituto di Nisida va sostituito con un polo della rieducazione dislocato altrove». E proprio sull’idea di costruire un nuovo carcere nell’ex area industriale di Bagnoli, precisamente all’interno della caserma Cesare Battisti, si è scatenata recentemente l’opinione pubblica, poi rassicurata da autorevoli esponenti del governo Draghi che hanno precisato come l’intenzione dell’esecutivo sia quella di ristrutturare le prigioni italiane e campane e non di costruirne di nuove. «Questa polemica, della quale condivido assolutamente le istanze di base, ha un grande difetto: arriva tardi – afferma Pica Ciamarra – Regione, Comune e cittadini comune si sono accorti di questo progetto che è da due anni sul tavolo del Consiglio dei ministri solo a maggio 2021, con due anni di ritardo. Ciò fa capire che qui i nostri politici sono assolutamente disattenti a quello che avviene: il risultato è che passano trent’anni tra una cosa e l’altra, Bagnoli ne è l’esempio e temo che possa accadere la medesima cosa con Nisida».

Se l’idea di costruire un nuovo penitenziario a Bagnoli pare essere tramontata, l’idea di spostare altrove il carcere minorile potrebbe rivelarsi strategica per Napoli che si prepara a vivere una nuova era. «La questione di eliminare l’istituto minorile di Nisida ha radici antiche – spiega Pica Ciamarra – Si è sempre detto che quel luogo può essere una risorsa per il turismo della città, ma bisogna stare attenti». La preoccupazione principale riguarda il futuro dei ragazzi, subito dopo c’è quella di costruire in modo intelligente. «I minori reclusi, almeno oggi, vivono in un ambiente positivo ed è un bene: hanno bisogno di un luogo consono alla funzione rieducativa e Nisida lo è. Il primo punto, quindi, è valutare e capire dove trasferire i ragazzi».

Ma che cosa potrebbe esserne di Nisida in caso di addio al penitenziario? «Serve una visione intelligente che porti a sfruttare bene i volumi, senza questa smania di conservare le dimensioni. Occorre il coraggio di cambiare davvero. Dipingere le pareti e dire che da quel momento in poi sarà un’area dedicata al turismo, non serve  a nulla – conclude Pica Ciamarra – Immagino, quindi, tutte le attività connesse a un porto turistico che vanno dal club alla cantieristica navale. Penso anche a un museo del mare: l’importante è che si realizzi un’architettura intelligente finalizzata al benessere dell’uomo»

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.