Nutro grande stima e rispetto del giudice Catello Maresca che ieri, incassato l’ok del Csm alla richiesta di aspettativa, ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Napoli nel corso di un incontro con i rappresentanti del Partito Liberale Europeo. La sua storia professionale parla e conta. Il suo palmarès è ricco di successi che lo rendono un gigante di fronte al pigmeo, esperto demagogo, Luigi de Magistris, ex pm collezionista di storici flop, oggi alla disperata ricerca di uno strapuntino nel Consiglio regionale della Calabria. Da ieri Napoli può finalmente fare la sua scelta tra le varie opzioni in campo. E Maresca può giocarsela alla grande.

Siamo alla vigilia di un momento storico per la capitale del Mezzogiorno. Napoli ha voglia di ripartenza, novità, progetti di spessore, persone vere e nuove. Ha voglia di futuro. Chi insegue un grande sogno, chi crede nel domani e sceglie, alla soglia dei cinquanta anni, di rimettersi in gioco, non può certo temere il gigantesco debito che le precedenti amministrazioni hanno accumulato. Certo, il problema esiste e non può essere sottaciuto, ma va affrontato sul piano politico con un immediato e serrato confronto con il Governo nazionale. Maresca ha condotto con coraggio e professionalità il suo percorso da magistrato. Penso, spero, anzi sono convinto che saprà fare altrettanto ora che finalmente decolla questa sua nuova avventura, al di là di ciò che faranno i movimenti civici che lo sosterranno e l’intera coalizione di centrodestra con i suoi simboli e i suoi vessilli.

Bisogna puntare a vincere, rispettando sempre le ragioni degli altri, ma senza criminalizzare e demonizzare nessuno. Il garantismo non è uno slogan, ma un principio di grande civiltà. Non mi permetto di dare consigli a Maresca. Sostengo, però, che bisogna spezzare definitivamente quel circuito mediatico-giudiziario che per anni ha massacrato persone (e purtroppo continua a massacrare) famiglie e imprese, sicuramente non colpevoli, come tanti processi hanno poi dimostrato. Oggi vi sono finalmente tutti i presupposti per avviare una seria e concreta riforma della giustizia in Italia. Quanti politici sono stati cancellati dalle scene locali e nazionali da inchieste che mai avrebbero dovuto partire e da processi che non andavano assolutamente celebrati? L’elenco sarebbe lungo e il giudice Maresca dovrebbe tenerlo sempre bene in mente, proprio perché figlio dell’ordine giudiziario. Anche in Campania, il centrodestra è stato falcidiato da inchieste e processi. E molte di quelle vicende si sono poi concluse con totali assoluzioni. Anche nel campo della sinistra le inchieste di certe Procure hanno fallito e alcuni processi si sono rivelati sostanzialmente sbagliati. Vedi le diciannove assoluzioni di Antonio Bassolino. Ecco perché ritengo, dal mio angolo visuale, un grande errore mettersi, soprattutto in questa fase, a bollare e marchiare nella città di Napoli, uomini che un domani potrebbero, attraverso regolari giudizi, provare la propria innocenza.

Da oggi, il giudice Maresca dovrà pensare soprattutto a come risolvere i problemi della città di Napoli. E a come far tornare la politica dal suo esilio. Ma soprattutto, dopo il libro-denuncia di Sallusti e Palamara che oggi presentiamo al teatro Sannazaro, la capitale del Sud dovrà chiudere per sempre con le stagioni del giacobinismo e del giustizialismo. I guai prodotti dall’istrionico de Magistris e dai suoi compagni a 5 Stelle sono incalcolabili. Lo ricordi bene anche il presidente campano Vincenzo De Luca che ha sempre sostenuto di non volersi mai sedere al tavolo con i grillini. I processi si fanno in Tribunale e non certo attraverso i giornali o i talk-show televisivi. Personalmente, nonostante le inchieste e i processi, considero innocenti tutti i cittadini in attesa di giudizio.

Considero quindi innocenti uomini come Giancarlo Pittelli. E nutro grande apprezzamento per uomini come Marcello Dell’Utri. Anzi, dico subito con forza e con orgoglio, che molto presto, proprio a Napoli, avrò il piacere di promuovere un incontro culturale con l’amico Dell’Utri. Se questo potrà dare disturbo a qualcuno, o non piacere, o far storcere il naso a qualche anima candida, certo non cambierò idea. E lo farò prima della pausa agostana. Perché, tra l’altro, senza la cultura non esiste la politica. E Dell’Utri, piaccia o meno, è uno straordinario uomo di cultura, figlio del nostro fantastico Sud. Spiacerebbe molto se Maresca si lasciasse tirare per la giacchetta da certa stampa faziosa, manettara e pericolosamente giustizialista. Il palco della politica non può prescindere dai valori costituzionali. Il garantismo ne sia il protagonista primario.