Chissà se basterà la nomina dei nuovi vertici regionali a rianimare quel simil-cadavere che è Forza Italia a Napoli e dintorni. Ieri il coordinatore campano Domenico De Siano, d’intesa col nazionale Antonio Tajani, ha nominato vicecoordinatori vicari l’europarlamentare Fulvio Martusciello e il deputato Cosimo Sibilia: nomi di sicuro peso e di grande esperienza, dunque, ai quali spetta il non facile compito di ricostruire un partito che, prima di essere distrutto da faide interne e insuccessi elettorali, è stato il punto di riferimento del centrodestra in Campania, nel resto del Mezzogiorno e in Italia.

I berlusconiani, infatti, sono ora ridotti ai minimi termini. Lo certifica lo scontro frontale tra due big come il deputato Paolo Russo e il consigliere regionale Stefano Caldoro, con il primo che ha accusato il secondo di essersi voluto far candidare a tutti i costi alla presidenza della Campania, in occasione delle elezioni dello scorso settembre, e di aver così «celebrato la desistenza» davanti all’avversario Vincenzo De Luca. Pronta la replica di Caldoro: «Mi chiedo se la menzogna, oltre le offensive argomentazioni di carattere anche personale, possano essere compatibili in una comunità politica». Tradotte, le parole dell’ex ministro suonano più o meno così: se nel partito ci si comporta in questo modo, Forza Italia non esiste più.

Le beghe personali denunciate da Caldoro, infatti, hanno prodotto i loro devastanti effetti in concomitanza di dieci anni caratterizzati da un’inconsistente opposizione alla giunta comunale di Luigi de Magistris e culminati nel voto favorevole con cui, qualche mese fa, i consiglieri di centrodestra Salvatore Guangi e Domenico Palmieri hanno consentito al sindaco di approvare il bilancio di previsione e di scongiurare il commissariamento. E tutto lascia pensare che questo scenario sia destinato a riproporsi di qui alla fine di maggio, termine entro il quale il Consiglio comunale partenopeo dovrà dare l’ok  a un altro documento contabile.

E a chi spetterà il compito di ricostruire Forza Italia a Napoli e nel resto della Campania? La sensazione è che, prima ancora che a Martusciello e a Sibilia, toccherà a Catello Maresca rimettere insieme i cocci di un partito ormai in frantumi. Il sostituto procuratore generale di Corte d’appello, che secondo alcuni dovrebbe sciogliere la riserva a giorni e accettare la candidatura a sindaco, è il “papa straniero” al quale il centrodestra intende affidarsi per interrompere la striscia di amministrazioni comunali di sinistra che si alternano a Palazzo San Giacomo da oltre trent’anni. Maresca è considerato il profilo giusto alla luce della sua impronta civica e della sua esperienza nella lotta alla criminalità organizzata che lo rendono estremamente “trasversale”, cioè capace di attirare anche parte dell’elettorato moderato della sinistra.

Il rischio per il magistrato, tuttavia, è quello di trasformarsi nel collettore delle frustrazioni e degli insuccessi di una coalizione che si sta sfaldando, soprattutto in quella componente berlusconiana che da locomotiva del centrodestra si è trasformata in poco più di una zavorra. Ragion per cui Maresca dovrà dimostrare equilibrio e saggezza per mutare le tensioni all’interno di Forza Italia in desiderio di riscatto capace di (ri)animare un elettorato mai così deluso e distante: una missione degna di un politico navigato. Profilo di cui Maresca, alla sua prima (possibile) esperienza nel settore, deve ancora dimostrare di essere in possesso.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.