Se non fosse stato per Anna Rossomando, vicepresidente del Senato ma di professione avvocato, e per Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Partito democratico ma di professione ricercatore, qualcuno avrebbe potuto pensare a una rimpatriata tra pm in carica e vecchie glorie della magistratura. Già, perché, tra i relatori attesi alla tavola rotonda online organizzata dal Pd napoletano, in programma oggi alle 18, Rossomando e Provenzano sono gli unici a non essere mai saliti sulla «cattedra d’un tribunale», per citare Fabrizio De André. Chi sono gli altri partecipanti? Paolo Mancuso, già procuratore di Nola e oggi presidente del Pd napoletano, Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia e attualmente eurodeputato, e Federico Cafiero De Raho, dal 2017 alla guida della Dna.

Proprio la partecipazione di quest’ultimo ha destato lo stupore dei coordinatori campani di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Udc, oltre a scatenare l’ira funesta di Edmondo Cirielli. Secondo il deputato meloniano, «visto il delicato e importante incarico ricoperto, Cafiero dovrebbe tenersi lontano da facili strumentalizzazioni politiche ed elettorali». Non solo: Cirielli punta il dito contro Anm e Csm che ora tacciono, salvo poi stracciarsi le vesti «quando vi sono brillanti magistrati in odore di candidatura con l’appoggio del centrodestra». Il riferimento è al pm Catello Maresca, indicato come candidato a sindaco di Napoli in rappresentanza di Fi, Lega e FdI. «I vertici della magistratura si preoccupano dell’etica dei giudici solo quando non sono sponsorizzati dai partiti di sinistra», conclude Cirielli annunciando un’interrogazione alla guardasigilli Marta Cartabia.

Insomma, l’accusa che il centrodestra rivolge al centrosinistra è quella di doppiopesismo: dalle parti del Nazareno si stigmatizza l’atteggiamento ambiguo di Maresca, che da mesi conduce una campagna elettorale sottotraccia mentre esercita le funzioni di pm nella stessa città che ambisce ad amministrare, ma non ci si fanno troppi problemi quando un magistrato è chiamato a partecipare a un convegno di marca dem. Il centrodestra ha ragione, ma “inciampa” in una paradossale contraddizione quando, dopo aver accusato i vertici della magistratura e gli avversari politici di doppiopesismo, parla di Maresca come di un magistrato «in odore di candidatura»: parole che tradiscono l’opacità nella quale il pm si muove da mesi, seppure nel formale rispetto delle leggi e con l’avallo del Csm. Da tempo, infatti, Maresca incontra i leader dei partiti di centrodestra, ma sempre in via riservata, e incassa l’endorsement ora di Silvio Berlusconi ora di Matteo Salvini, senza però fare chiarezza sulle sue (legittime) velleità da sindaco.

Dal canto suo, Cafiero partecipa a un incontro pubblico, ma pur sempre organizzato da un partito politico: nessuna norma gli vieta di farlo, ma avrebbe dato migliore prova di sé se avesse declinato l’invito di Mancuso per quelle stesse ragioni di trasparenza e imparzialità che su queste pagine sono state più volte indicate a Maresca. Il risultato? Nessuna forza politica esce dalle contraddizioni. Non ci riesce il centrodestra, che rinfaccia il doppiopesismo agli avversari salvo poi rivendicarlo per sé, e nemmeno il centrosinistra, che stigmatizza il caso Maresca pur continuando a coltivare un rapporto di “eccessiva confidenza” con la magistratura. E così tutti perdono credibilità: partiti, candidati più o meno virtuali, magistratura e giudici.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.