Oltre 1000 i casi segnalati in Paesi dove la malattia non è endemica
Vaiolo delle scimmie, il contagio può avvenire attraverso l’aria? Gli USA: “Indossate la mascherina”
Le goccioline di saliva che si diffondono nell’aria tramite aerosol, di cui tanto abbiamo sentito parlare in relazione alla trasmissione del Covid, potrebbero essere responsabili anche della diffusione del vaiolo delle scimmie.
Per questo motivo il CDC statunitense- Centers for Disease Control and Prevention- organismo di controllo sulla sanità pubblica, ha suggerito l’utilizzo della mascherina per proteggersi dalla malattia nelle linee guida aggiornate per i viaggiatori. La trasmissione per via aerea però non è stata confermata: e l’indicazione è stata eliminata qualche ora dopo.
Un funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che sulla trasmissione nell’aria, in realtà, ci sono diversi aspetti ancora da chiarire.
Indossare la mascherina: sì o no?
“Il CDC ha rimosso la raccomandazione sull’utilizzo della mascherina dall’avviso sanitario di viaggio per il vaiolo delle scimmie perché stava causando confusione“, ha precisato l’agenzia in una nota. Però, allo stesso tempo, ha precisato che nei paesi in cui il monkeypox si sta diffondendo “i contatti domestici e gli operatori sanitari” dovrebbero prendere in considerazione l’uso delle mascherine. Una raccomandazione che si applica anche a tutte quelle persone “che potrebbero essere in stretto contatto con chi è stato contagiato dal vaiolo delle scimmie”.
Un aspetto poco dibattuto sull’attuale epidemia di vaiolo delle scimmie riguarda proprio la trasmissione nell’aria, che avviene almeno su brevi distanze, riporta il New York Times. E sebbene questo rappresenti solo un piccolo fattore nella diffusione complessiva del virus, secondo gli esperti non ci sono delle stime certe su quanto possa contribuire. In focolai precedenti, la maggior parte dei casi era stata segnalata in pazienti che avevano avuto contatti diretti con una persona oppure un animale infetto. Ma in altri, la trasmissione per via aerea si è rivelata l’unica spiegazione alle infezioni.
Più di 1000 casi dal 13 maggio
Oltre 1000 casi confermati di vaiolo delle scimmie sono stati segnalati all’Organizzazione mondiale della sanità da 29 Paesi dove la malattia non è endemica. Finora in queste nazioni “non sono stati segnalati decessi” e le infezioni riguardano “principalmente, ma non solo, uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Alcuni Paesi stanno iniziando a segnalare casi di apparente trasmissione comunitaria, compresi alcuni nelle donne”.
A fare il punto sulla situazione è il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Che ha ribadito come “l’improvvisa e inaspettata comparsa del Monkeypox in diversi Paesi dove l’infezione non è endemica suggerisce che la trasmissione potrebbe essere andata avanti per qualche tempo senza essere rilevata”. Anche se non si sa per quanto.
L’Oms: “Prevenire la diffusione”
“Il rischio che il vaiolo delle scimmie si stabilisca in Paesi non endemici” per l’infezione “è reale“, sottolinea l’Oms, che si è detta ‘particolarmente preoccupata’ per le conseguenze che la malattia può causare nelle persone più vulnerabili, inclusi i bambini e le donne in gravidanza. Tuttavia, ha aggiunto il direttore generale, l’affermazione del Monkeypox virus in aree del mondo che prima registravano solo sporadici casi importati “è uno scenario prevenibile“. In questo senso, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la salute ha esortato i Paesi colpiti a “fare ogni sforzo per identificare tutti i casi e i contatti, così da controllare questo focolaio e prevenire la diffusione della patologia”.
Il CDC statunitense, sul proprio sito web, invita inoltre le persone colpite dal vaiolo delle scimmie a indossare una mascherina chirurgica, soprattutto se in presenza di sintomi respiratori, suggerendo ai familiari di fare altrettanto in presenza del contagiato.
Tra i vari casi segnalati, si può notare come il numero dei ricoveri sia basso, oltre al fatto che il virus non ha fatto vittime. Diversa invece la situazione nei Paesi in cui il virus è endemico. Ad esempio in Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo, Nigeria e Liberia sarebbero almeno 66 i decessi registrati nei primi 5 mesi del 2022.
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