Il Napoli tradisce ancora e così, diversamente dalla saga spaziale di George Lucas nella quale la Morte Nera alla fine esplode, nel romanzo popolare del pallone nostrano è sempre il Napoli a mollare in vista del traguardo. Dopo l’età dell’oro di Diego Armando Maradona, a Napoli il trionfo calcistico sembra essere diventato un tabù. Aurelio De Laurentiis nei suoi quasi vent’anni di gestione del club ha portato a casa qualche coppa nazionale e una serie considerevole di piazzamenti Champions. Ma di scudetti, a parte quelli del bilancio, neanche l’ombra. Il Napoli ci è andato vicino nel 2018, quando lo strabismo dell’arbitro Orsato a San Siro e un albergo galeotto a Firenze strozzarono in gola una gioia che sarebbe stata meritata.

Meno decisiva, ma altrettanto mesta, è stata la resa di domenica sera davanti a un Milan compatto e organizzato, ma tutt’altro che trascendentale. Il Napoli è sembrato più spaventato di se stesso che dell’avversario, come già a maggio scorso contro il Verona, in una partita che doveva essere solo una passerella per la Champions. Si dibatte in città di carattere e mentalità, ma la verità è che se la testa può essere allenata, come i piedi, alla base ci deve essere comunque molto talento. Altrimenti non si capirebbe perché tanti vecchietti terribili, da Giroud a Lewandowsky, continuino a essere decisivi negli scontri diretti. Al Napoli mancano giocatori con queste caratteristiche, perché De Laurentiis ha sempre preferito investire su profili giovani e di sicuro avvenire, puntando su plusvalenze e autofinanziamento. Indimenticabile la sua battuta su Karim Benzema, “troppo vecchio” per giocare nel Napoli e che invece cinque anni dopo continua a segnare triplette, in una Champions alla quale il Napoli manca già da due stagioni. Si ritorna a Verona, dunque, contro una squadra che non perde contro il Napoli da due anni e che sembra fatta apposta per mettere a nudo i limiti di fisicità e intensità della squadra di Luciano Spalletti.

Tuttavia il Napoli ci arriva a fari spenti, considerato ormai una stella cadente della lotta scudetto. Per una squadra che ha evidenti problemi di pressione può essere un vantaggio, a patto che i giocatori migliori alzino il loro livello di prestazione e Spalletti indovini le scelte giuste, tra titolari e subentranti. Partita decisiva per le ambizioni azzurre, come quella che il sindaco Gaetano Manfredi sta giocando con il Governo sul patto per Napoli. Le firme non arrivano e i conti non tornano. I numeri, invece, fanno paura. Il Comune è stato condannato a pagare 80 milioni a Fintecna, ennesimo calambour della vicenda Bagnoli, mentre in città si attendono 100.000 profughi di guerra, accolti dalla comunità ucraina e dalla solidarietà dei napoletani. Speriamo che trovino anche l’amministrazione comunale, esclusa dalla cabina di regia regionale e che, a 150 giorni dalle elezioni, sembra ancora ai primi passi.