Due partite a metà. Contro Inter e Barcellona, il Napoli ha dimostrato di valere la lotta per lo scudetto e una vetrina internazionale migliore di uno spareggio di Europa League, con due primi tempi autoritari e positivi per gioco e risultato. Rimangono però i due pareggi subiti in rimonta e due secondi tempi in netto calo; dettagli essenziali, sui quali Luciano Spalletti dovrà intervenire. Victor Osimhen è sembrato solo in avanti, e troppo spesso in fuorigioco, e Dries Mertens avrebbe meritato qualche minuto in più.

Chi non ha deluso è stato Kalidou Koulibaly, fresco campione africano, che ha incantato contro nerazzurri e blaugrana sfoderando anticipi sontuosi e chiusure spettacolari. Anche il centrocampo ha tenuto botta contro i campioni d’Italia e i terribili ragazzini della leggenda catalana Xavi, accorso al capezzale di un Barcellona in crisi ma sempre temibile e ricco di talento. Tuttavia, gli infortuni di Lobotka e Anguissa sono un prezzo salato da pagare in previsione dei prossimi impegni. Lorenzo Insigne, invece, pur encomiabile sul piano dell’impegno, è sembrato solo l’ombra del campione ammirato nei suoi dieci anni napoletani. La gestione del capitano, ormai ai saluti, è uno dei rebus ancora irrisolti dall’allenatore degli azzurri, insieme all’apparentemente impossibile convivenza tra Mertens e Osimhen. Da questi nodi passerà il resto della stagione del Napoli, che si giocherà il passaggio del turno in Europa giovedì al Maradona e proverà a tenere il ritmo di Inter e Milan fino a fine campionato.

Lunedì a Cagliari, un’altra verifica delle ambizioni di primato. Contro l’ex Walter Mazzarri, che ha rivitalizzato i sardi dopo un avvio orribile, il Napoli dovrà faticare per ragioni ambientali e tecniche. Dopo la battaglia del Camp Nou non sarà facile recuperare energie e motivazioni, ma la sempre evocata “mentalità vincente” passa da partite come questa. Dall’effettiva applicazione dell’ordinanza sulla “Malamovida” passa invece il primo vero tentativo del sindaco Gaetano Manfredi di incidere sulla vita quotidiana dei napoletani, a quasi sei mesi dalla sua elezione. Per una città che come abito notturno ha sempre preferito un anarchismo gaudente e sregolato sullo stile di Malasaña o delle Ramblas, pur privo delle ragioni politiche e generazionali della movida spagnola dopo la liberazione dalla dittatura, l’ordinanza rappresenta un’incognita e un inedito.

Farà la fine delle enciclopediche costituzioni dei Paesi latino americani, che promettono tutto ma assicurano molto poco, o riuscirà a costruire un nuovo equilibrio tra residenti abituali e visitatori notturni? La primavera incipiente dirà, perché le scelte prima o poi presentano sempre il conto. Come quello pagato dal Presidente Vincenzo De Luca al Teatro San Carlo alla prima dell’Aida, dopo i tagli e le polemiche delle scorse settimane. Non certo una marcia trionfale, ma una sonora contestazione.