Si è conclusa con numeri da record la 54° edizione del Salone Internazionale dei vini e distillati, da tutti definito il “Vinitaly della ripartenza”. Una manifestazione non particolarmente affollata di visitatori – come da tempo chiedevano le imprese espositrici – ma in cui è cresciuto il numero di buyer e di acquirenti professionali, soprattutto stranieri, nonostante la defezione, a causa del conflitto, dei clienti russi.

Per i wine lover, l’appuntamento con il vino e tutte le sue sfumature si è trasferito tra le vie del centro della città di Verona, al Fuorisalone Vinitaly and the City, in una quattro giorni ricca di degustazioni, masterclass, show cooking, spettacoli, musica, appuntamenti culturali, talk tematici, performance live, flashmob, concerti, dj set, percorsi e visite guidate.

Ricco e serrato anche il calendario degli eventi svolto presso il padiglione Campania nell’area centrale, denominata “Piazza Campania”. Presso l’enoteca regionale i sommelier specializzati Ais Campania hanno supportato con competenza e professionalità le degustazioni al pubblico in formula continua dei vini a marchio dop e igp regionali. Nelle adiacenti “sala Procida ”e “sala Vesuvio” si sono alternate degustazioni e masterclass tematiche, condotte da giornalisti e noti wine experts; appuntamenti B2B con buyer esteri provenienti da Canada, nord Europa, Regno Unito e Asia a cui hanno partecipato 60 aziende campane con la presentazione di un’ampia selezione di etichette.

Un interessante novità di quest’anno sono stati gli appuntamenti dedicati ai progetti finanziati dal Psr Campania per favorire la diffusione dell’innovazione nella viticoltura regionale. Interessanti sono stati i Focus della prima giornata sull’alberata aversana organizzata dal Consorzio di tutela dei vini DOC della provincia di Caserta e sul progetto ViteResZero organizzato dall’azienda il Cortiglio sulla gestione dei vigneti a residuo zero ed un uso innovativo delle risorse idriche. Progetto sperimentale sui vini bianchi della Costa d’Amalfi è VIBRIS, un’idea innovativa che punta a ridurre il contenuto di solfiti per dare vita a vini bianchi longevi e di elevato livello sensoriale attraverso nuovi metodi scientifici di trasformazione delle uve della Costiera. L’iniziativa, promossa da cinque aziende dell’area Costiera – Cantine Marisa Cuomo, Azienda Agricola Reale, Cantine Giuseppe Apicella, Azienda Agricola Tagliafierro Raffaele – in collaborazione con l’Università Federico II e cofinanziata dal Fears – Psr Campania 14/20, ha portato in fiera a Verona i risultati ottenuti per ciascuna varietà di uva per la quale è stato elaborato uno specifico protocollo sperimentale di vinificazione, attraverso cui garantire un prodotto longevo e di alta qualità.

Si giunge nel Sannio con i progetti: Indigena – Sannio Camaiola – FAVVINI e INFARES. Il progetto Indigena – Sannio Camaiola coinvolge sette realtà vitivinicole dell’area dei Gal Alto Tammaro e Gal Titerno: Ca’ Stelle (capofila), Anna Bosco Vitivinicola, Antica Masseria A’ Canc’llera, Azienda Agricola Scompiglio, Terre Di Leone, Vinicola del Sannio, Vinicola del Titerno e il Dipartimento di Agraria di Portici dell’Università degli Studi ‘Federico II’ di Napoli come partner scientifico e ha come obiettivo la creazione di un profilo genetico unico per il vitigno camaiola – un vitigno storico che solo nel luglio scorso è stato iscritto al Registro nazionale delle varietà di viti del Mipaaf, riconquistando la sua vecchia identità semantica – al fine di promuovere la diffusione dell’innovazione nella filiera vitivinicola del territorio sannita, per una viticoltura intelligente e sostenibile capace di tutelare la biodiversità locale.

Alla Falanghina – prodotto di punta del Sannio – si rivolgono sia il progetto FAVVINI – Studio della specificità analitica delle uve Falanghina da singoli vigneti e valutazione dei principali fattori coinvolti nella espressione qualitativa dei vini da esse prodotti, il cui soggetto capofila è la Cantina Sociale di Solopaca; sia il progetto INFARES Falanghina del Sannio in sei diversi areali il cui capofila è il Sannio Consorzio Tutela Vini.

La Falanghina appare particolarmente vulnerabile di fronte ai cambiamenti climatici. In questo contesto i terroir sono considerati come unità funzionali, rispetto alle quali elaborare una strategia intelligente di resilienza e contrasto al global change a scala consortile, territoriale, geografica.

Il progetto è volto ad approfondire le conoscenze sul comportamento dei vitigni, monitorare la qualità dei vini ed elaborare specifiche azioni gestionali personalizzate ed aggiornate.
Infine, il Progetto Grease – modelli sostenibili di coltivazione del vitigno Greco. La presentazione del progetto è stata accompagnata anche dalla degustazione delle tre tipologie di Greco, prodotto presso l’azienda partner di progetto Feudi di San Gregorio, a seguito della prima fase di realizzazione degli studi di gestione della chioma e del suolo.
Nel padiglione Campania spazio, dunque, alle buone pratiche. Sostenibilità, vitigni autoctoni, agricoltura di precisione sono le chiavi del futuro della viticoltura campana e saranno di certo gli argomenti cardine delle prossime kermesse di settore.