Per capire meglio questo meccanismo, si pensi a una fotocopia. Sarà molto simile all’originale, ma avrà i contorni leggermente sfumati. Facciamo la fotocopia della fotocopia. I margini saranno ancora più imprecisi e le lettere meno distinguibili. Ora facciamo la fotocopia della fotocopia della fotocopia e così via. Si arriverà a una fotocopia così confusa, che sarà difficile in molte sue parti ravvisare le forme iniziali. In modo simile, a ogni ciclo riproduttivo, nuove mutazioni si aggiungono al virus. Muta oggi, muta domani, alla fine il virus discendente è sostanzialmente diverso dal suo capostipite. È nato un nuovo virus e il vaccino che debellava il capostipite è inefficace sul discendente, perché non lo identifica più. Bisogna quindi ricominciare tutto daccapo, cercando un altro vaccino. Però occorre tempo per svolgere le ricerche e avviare la sperimentazione e, nel mentre, il contagio si propaga.

Qualcuno sostiene che il nuovo Coronavirus discenda da un altro Coronavirus, quello che nel 2003 produsse la Sars, la Sindrome Respiratoria Acutissima, sempre in Cina. La Sars era simile sotto alcuni aspetti all’epidemia attuale. Era più grave, ma meno contagiosa. La struttura del virus della Sars era simile all’80% a quella del virus di oggi. Sembra accertato che la Sars fu trasmessa all’uomo dallo zibetto, un mammifero notturno che vive sulle palme, che viene ingabbiato per scopi che buon gusto e decenza mi impediscono di riferire. Il contatto ravvicinato con gli zibetti, affetti dal Coronavirus, avrebbe provocato la trasmissione all’uomo.

Anche stavolta è probabile che sia stato il contatto con animali esotici la fonte del contagio. Infatti sembra che il centro propagatore dell’epidemia sia il mercato delle carni della città di Wuhan, nella Cina orientale. E quando scrivo carni, intendo carni davvero di ogni tipo, perché i gusti alimentari di alcune province cinesi sono davvero ecumenici. Basti dire che un loro adagio recita “mangiamo tutto ciò che ha quattro zampe, tranne sedie e tavoli; tutto ciò che sta in acqua, tranne le barche e tutto ciò che vola, tranne gli aerei”.

Quindi, in assenza di adeguate misure igieniche, di un rigoroso protocollo per la macellazione, di una filiera certificata di provenienza degli animali, non c’è da stupirsi che periodicamente si ripresentino le condizioni per nuove epidemie. Ci si potrebbe domandare: “ma in passato non sarà stato anche peggio? Adesso la Cina non è più un Paese in via di sviluppo”. La risposta è che sì, probabilmente in passato questi fenomeni saranno stati ancora più frequenti, per le condizioni di vita promiscue delle comunità rurali cinesi. Tuttavia erano fenomeni locali e circoscritti, di cui non si veniva neanche a conoscenza e, soprattutto, con cui non venivamo a contatto! Ora invece la “Cina è vicina” e la comunità internazionale dovrebbe sollecitare affinché vengano recepiti anche lì protocolli sanitari rigorosi per adeguarsi alle normative che vigono nei Paesi ai quali la Cina dice di volersi aprire…