Si torna al punto di partenza
Woodcock è contro l’ergastolo, Travaglio gli dà del criminale
Nessuno, proprio nessuno può in buonafede sostenere che questo giornale sia amico di Henry John Woodcock. Sapete chi è no? Il Pm napoletano che da anni perseguita il nostro editore, Alfredo Romeo (coinvolto in un maxiprocesso con più di 50 imputati accusati di avere favorito il regalo di una piantina di myrtillocactus a una dipendente della Regione…), e che ha querelato me, credo un paio di volte, per gli articoli tutt’altro offensivi che scrivo, e che è anche oggetto di una richiesta di rimozione dall’incarico di Pm in quel processo al quale accennavo, in quanto in palese conflitto di interesse per le sue dispute giudiziarie con Romeo. Querele, controquerele, cause, accuse, procedimenti giudiziari. Insomma, siamo piuttosto lontani.
E però bisogna ammettere che Woodcock ha scritto ieri sul Fatto Quotidiano uno splendido articolo contro l’ergastolo. Saggio, informato, ragionante. Ne trascrivo solo un passo breve: “Ciò che giustifica pienamente il sospetto che si tratti in realtà di un regime che vuole punire chi non “si pente” o, peggio ancora, di una sorta di tortura intesa a favorire la “collaborazione”, e ciò perché per “pentimento” nella nostra prassi giudiziaria non si intende affatto quel travaglio morale che porta a una revisione critica del proprio passato, e di conseguenza a un autentico ravvedimento con la conseguente decisione di cambiare vita. No, significa solo confessione e, soprattutto, delazione. Insomma, proprio la finalità tipica che si propone la tortura.
Marco Travaglio glielo ha pubblicato, ma ha accompagnato l’articolo del magistrato con un suo breve corsivo nel quale gli dà del criminale. Proprio così: dice che “solo i criminali chiamano delazione il dire la verità”. Mammamia. Noi non ci siamo mai neppure lontanamente sognati di dare del criminale a un Pm, tantomeno a Woodcock. Chissà se ora il Pm querelerà Travaglio…
Naturalmente nessuno può obiettare sulla coerenza di Travaglio, che è l’esponente più prestigioso, da sempre, del partito della galera. Ci sono molti, di sinistra e di destra, che entrano ed escono da questo partito in modo spigliato e veloce. Travaglio no. È li e non si muove di un centimetro. La sua idea è che un paese moderno deve avere più galere che alberghi, e con le celle chiuse a chiave bene bene.
Poi su altri temi Travaglio è meno coerente. Per esempio apre il giornale con un titolo contro la Moratti, chiedendo alla sinistra: ma vi ricordate chi era? Già. Ha ragione. Magari, però, quando polemizza con il governo perché respinge gli immigrati dovrebbe ricordarsi di quando li respingeva Conte, il suo beniamino, e di quando lui stesso difendeva chi aveva inventato il termine “Taxi del mare”. Certo, si può cambiare idea. E per fortuna l’ha cambiata. L’hanno cambiata: lui e Conte. Come l’hanno cambiata sul pacifismo e sulla guerra. E applaudo di nuovo. E forse Conte ha cambiato idea anche sulla legge Severino, che oggi Travaglio esalta in due pagine del giornale. L’ho sentito – Conte – esultare per la vittoria di Lula in Brasile. Dove una legge Severino, per fortuna non esiste. Se fosse esistita Lula non avrebbe potuto neppure presentarsi alle elezioni.
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