È libero Yevhen Lavrenchuck, il regista ucraino raggiunto, a dicembre scorso, da un ordine di cattura internazionale spiccato dalla Russia che lo vuole condannare per le sue opinioni sul governo del Cremlino. Ci sono volute le bombe su Kiev e sulle altre città dell’Ucraina, c’è voluta la guerra che infuria sui cieli dell’Est e minaccia il mondo intero, per arrivare alla decisione della ministra della Giustizia Marta Cartabia di chiedere la scarcerazione del regista, arrestato il 17 dicembre all’aeroporto di Capodichino, dove aveva fatto scalo il suo volo partito da Israele e diretto in Russia, e agli arresti domiciliari dal 20 gennaio. C’è voluta anche l’interrogazione parlamentare presentata dal deputato di +Europa, Riccardo Magi, alla ministra Cartabia per arrivare alla decisione della ministra di chiedere, il 2 marzo scorso, alla Corte d’appello di Napoli la revoca della misura cautelare in attesa dell’udienza fissata tra un paio di settimane in cui si deciderà sull’estradizione chiesta dall’autorità della Federazione Russa. «Non mi allontanerò, aspetterò la decisione dell’autorità giudiziaria perché rispetto la giustizia italiana», ha fatto sapere Lavrenchuck tramite il suo legale, l’avvocato Alfonso Tatarano.
La scarcerazione di Yevhen Lavrenchuck, da oltre un mese ai domiciliari nell’Avellinese, è stata decisa dalla Corte d’appello di Napoli dinanzi alla quale, a giorni, si discuterà l’udienza per l’estradizione chiesta dall’autorità della Federazione Russa, richiesta che il procuratore generale nell’udienza del 25 febbraio scorso, quindi proprio all’indomani dell’attacco russo scatenato sull’Ucraina, ha chiesto di rigettare sulla base delle considerazioni e della posizione assunte dal governo italiano nella crisi ucraina. Il 2 marzo è poi arrivata dalla ministra Cartabia la richiesta alla Corte d’appello di Napoli di revoca della misura cautelare riconducibile alla domanda di estradizione presentata dalla federazione Russa nei confronti del regista ucraino «in considerazione dei drammatici sviluppi della situazione riguardante l’Ucraina» e del fatto che «gli attuali rapporti tra la Federazione Russa e l’Ucraina inducono a ritenere sussistente e concreto il rischio che, in caso di estradizione, Yevhen Lavrenchuck, che si è dichiarato oppositore politico del presidente russo Putin e ha assunto in passato posizioni di netta critica all’annessione della Crimea da parte della federazione Russa, possa essere sottoposto, in ragione della sua condizione di cittadino ucraino oppositore politico, a trattamenti ai diritti fondamentali della persona, compreso il diritto di difesa», scrive la ministra.
Regista e direttore d’opera di fama internazionale, Lavrencuck fu bloccato a Napoli in aeroporto il 17 dicembre perché a suo carico dalla Russia pendeva un ordine di cattura internazionale. Fumose e generiche le accuse: «Frode su larga scala». Un’accusa per cui il regista rischia una condanna fino a dieci anni di reclusione. Lavrenchuck ha negato il proprio consenso all’estradizione e si è dichiarato vittima di una persecuzione politica per le opinioni espresse sull’occupazione della Crimea. Quale sarà il suo destino? Molto dipenderà dalla decisione della Corte d’appello di Napoli sulla richiesta di estradizione avanzata dalla Russia. L’avvocato Tatarano, che lo assiste, ha spiegato che Lavrenchuck attenderà in Italia l’esito della decisione dei giudici di Napoli, «per rispetto della giustizia italiana», ha spiegato. Il caso del regista ucraino è stato anche al centro di un’interrogazione del deputato Riccardo Magi, il quale ha chiesto chiarimenti su una serie di aspetti anomali che ruotano attorno al caso Lavrenchuck, come la cancellazione dai registri Interpol della richiesta a carico del regista, e su quali dispositivi di protezione attivare per garantire al regista ucraino un eventuale rientro in Ucraina in sicurezza. Interrogazione a cui la ministra ha risposto, chiedendo la scarcerazione del regista.
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