Ha 17 patologie, è una "larva umana" ma resta in cella
A 88 anni è un vegetale in carcere, blitz a Secondigliano per Montescuro: “Nemmeno la moglie morta ha salutato”
Il prossimo 5 luglio compirà 88 anni e, nonostante i ripetuti appelli, è ancora in carcere. Carmine Montescuro, detto “Zi Minuzzo“, “è una larva umana“, ha numerose patologie (è diabetico, semicieco) e deambula solo su una sedia a rotella ma da oltre un anno è tornato in cella, nel pieno della seconda ondata covid-19, nell’autunno del 2020, dopo aver violato gli arresti domiciliari perché sorpreso sotto casa a bordo di un’auto. E’ probabilmente il detenuto più anziano d’Italia e sabato 19 febbraio il garante del comune di Napoli Pietro Ioia e la senatrice del Movimento 5 Stelle Cinzia Leone faranno visita all’88enne nel penitenziario di Secondigliano.
Una visita che arriva a pochi giorni dalla morte della moglie del boss della zona di Sant’Erasmo a Napoli. Ma anche l’ultimo saluto alla donna è stato negato a Montescuro che resta in cella, piantonato da un altro detenuto, nonostante non si regga in piedi. “Ha il corpo coperto quasi del tutto da bende, reagisce a malapena e ha bisogno di assistenza continua” sottolinea Ioia che non riesce a spiegarsi perché “a un uomo di 88 anni non vengano concessi gli arresti domiciliari”.
La prossima istanza presentata dai legali di Montescuro verrà esaminata entro fine febbraio dal tribunale di Sorveglianza di Napoli che da pochi giorni è presieduto da Patrizia Mirra, la cui nomina è stata deliberata dal plenum del Consiglio superiore della magistratura. Mirra subentra alla presidente facente funzioni Angelica Di Giovanni che nei mesi scorsi ha rigettato le richieste presentate dai legali dell’88enne, ritenuto in pericolo di vita.
E’ AFFETTO DA 17 PATOLOGIE – Il ‘pericoloso’ boss della camorra napoletana è affetto, nell’ordine, da: cardiopatia ischemica cronica, pregresso impianto di Pacemaker, versamenti pericardico in follow-up, sindrome metabolica (diabete mellito tipo II in trattamento con ipoglicemizzanti orali, ipertensione arteriosa, dislipidemia, iperuricemia, aneurisma dell’aorta toraco-addominale in follow up; aneurisma dell’aorta addominale in follow up; aterosclerosi carotidea e polidistrettuale; Broncopneumopatia cronica ostruttiva; ipertrofia prostatica benigna; insufficienza Renale Cronica; cisti renali, incontinenza urinaria, diverticolosi del colon, ipovedente, ipostenia arti inferiori con deambulazione di sedia a rotelle, psoriasi diffusa, ipoacusia bilaterale.
A ottobre 2021 un detenuto di 84 anni, Giovanni Marandino, è morto all’ospedale Cardarelli di Napoli. Era recluso nel carcere di Poggioreale nonostante l’età e i noti problemi di salute: era sulla sedia a rotelle, con il catetere, affetto da demenza senile con un principio di Alzheimer e apnee notturne, oltre che cardiopatico e diabetico. Un vegetale insomma. Pochi giorno dopo, Giovanni, detenuto, sempre a Poggioreale di 85 anni, è stato scarcerato dopo quasi due mesi di reclusione.
Il profilo del boss Carmine Montescuro
Arrestato insieme ad altre 22 persone il 24 ottobre del 2019, nell’ambito di un blitz della Squadra Mobile di Napoli nella zona di Sant’Erasmo, Zi Minuzzo era stato traferito ai domiciliari dopo tre settimane di carcere a causa delle condizioni di salute precarie. E’ considerato dagli investigatori personaggio di notevole carisma criminale che oltre a svolgere, da almeno vent’anni, il ruolo di mediatore nelle controversie insorte tra le diverse organizzazioni di camorra (clan Mazzarella, clan Rinaldi), dirige anche un proprio gruppo autonomo che agisce seguendo gli schemi comuni delle organizzazioni mafiose, imponendosi sul territorio e controllandone tutte le attività illecite.
In tal modo “Zi Minuzzo” era riuscito a mantenere gli equilibri tra le varie associazioni, evitando il sorgere di conflitti, e garantendo, al contempo, il regolare svolgimento delle attività estorsive e la partecipazione di tutti ai profitti illeciti, tanto che alcuni collaboratori di giustizia, in virtù della posizione neutrale assunta, hanno indicato Sant’Erasmo -luogo di operatività del clan Montescuro – come una “piccola Svizzera”.
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