Da strumento di tortura per installare nella mente dei bambini falsi ricordi (abusi in primis) a strumento innocuo. In attesa che la vicenda si chiuda del tutto, con il processo ordinario ancora in corso, emergono altri dettagli raccapriccianti sul ‘caso’ Bibbiano e i presunti affidi illeciti, vicenda cavalcata per anni dai partiti politici (dai 5 Stelle a Lega e Fratelli d’Italia). Dopo l’assoluzione in Appello (“il fatto non sussiste”) a inizio giugno di Claudio Foti, lo psicoterapeuta titolare dello studio di cura torinese ‘Hansel&Gretel’, tra i principali imputati nell’inchiesta ribattezzata dalla procura di Reggio Emilia “Angeli e Demoni”, viene demolita un’altra fake news utilizzata dalla politica per fini personali.

Mai usati a Bibbiano elettroshock sui bambini così come emerge dalla testimonianza di Michele Vitiello, consulente informatico e forense e perito dell’accusa in riferimento alla cosiddetta “macchinetta dei ricordi”, il dispositivo “NeuroTek” utilizzato dalla psicoterapeuta Nadia Bolognini nelle sue sedute di “Emdr” con i bambini. Un aggeggino risultato incapace di fare alcun male, così come racconta il quotidiano Il Dubbio in un articolo a firma di Simona Musco.

Addirittura la certificazione “Ce” risultata inesistente in realtà si trova sul sito della stessa azienda, com’è possibile appurare con una semplice ricerca su internet. Una macchina – secondo la gogna dell’epoca – usata per l’elettroshock, strumento di tortura per instillare nella mente di piccoli innocenti ricordi di falsi abusi.

Stando però alla relazione di Vitiello, che ha mostrato il funzionamento della macchina in aula, l’unico possibile rischio risiederebbe nella diversa modalità di alimentazione tra Italia e Usa. Ma al netto della parte burocratica, ciò che emerge è che “le vibrazioni emesse dal macchinario non provocavano danni all’utente” così come “l’intensità del segnale elettrico generato nelle cuffie al massimo della potenza è pari ad una canzone ascoltata col cellulare in cuffia”.

Nessuna conseguenze negativa per la salute di chi utilizzava il macchinario nonostante lo stesso consulente Vitiello  avesse intitolato uno degli audio portati a processo con questa didascalia :”Lavaggio del cervello con macchinetta dei ricordi”.

 

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