Quando scoppiò il caso Bibbiano non ero più segretario del PD. E stavo già maturando la decisione di lasciare quel partito. Ma fui tra i pochi che mise la faccia fuori per difendere la dignità degli amministratori di quel partito – nel silenzio imbarazzato dai più – da una campagna di diffamazione pesantissima condotta dai populisti grillini, leghisti, meloniani.

Le tre principali strutture social del mondo politico italiano fecero un accordo esplicito: la Bestia di Salvini, Casalino per Conte e Di Maio e i presunti italici patrioti della Meloni attaccavano senza pietà il PD. Il motivo era semplice. L’ipotesi che vi possano essere delle violenze sui bambini è un tema che suscita ovviamente e giustamente orrore in tutta la comunità civile.

Dare le colpa di questa – presunta – violenza a un partito politico era un atto squallido e meschino ma veniva fatto dalle due forze politiche di maggioranza, dell’allora maggioranza, e dalla forza di opposizione di estrema destra. Parlateci di Bibbiano. Questo lo slogan ripetuto ovunque, scritto sui muri, rilanciato sui social, gridato in Parlamento e nei talk show.

Quando qualcuno avrà voglia di scrivere la storia della comunicazione politica degli ultimi dieci anni questa vicenda sarà annoverata e ricordata tra le più drammatiche e simboliche. Parlateci di Bibbiano. La Meloni faceva a gara: siamo stati i primi ad arrivare e saremo gli ultimi ad andarcene, dicevano i cartelli di Fratelli d’Italia.

Salvini era nel periodo delle magliette: persino in Parlamento i suoi si presentavano con le T-shirt con scritto Parlateci di Bibbiano. E Di Maio come al solito riusciva a esagerare sull’esagerazione: il PD è il partito “che ruba i bambini con l’elettroshock” diceva, salvo poi allearsi con il PD un mese dopo e diventare moderato in cambio della Farnesina.

Dopo quattro anni di aggressioni populiste la vicenda Bibbiano si è chiusa con le assoluzioni. In un mondo come quello politico in cui ci si dimentica a pranzo quello che si è mangiato a colazione può sembrare strano che ci sia chi come noi chiede oggi: “parlateci (davvero) di Bibbiano”.

Di Maio si occupa di Medio Oriente, anche se il Medio Oriente non sembra occuparsi di lui. Salvini pensa alle infrastrutture e ai ponti e pare aver trovato una dimensione più adatta al suo profilo anziché fare il Grande Inquisitore. Ma quella che ci interessa di più è Giorgia Meloni. Colei che è diventata Presidente del Consiglio nel rivedersi in quelle immagini in cui la foga giustizialista la possedeva, non prova un minimo di imbarazzo?

Domando a Giorgia Meloni: cara Presidente, hai detto che sei stata la prima ad arrivare e che saresti stata l’ultima ad andartene. Bene. Hai l’occasione. Chiudila tu la vicenda Bibbiano. Chiedi scusa. E poi spegni la luce su questa storia. Spegni la luce così che nessuno si accorga di chi ha la faccia rossa di vergogna.

Matteo Renzi

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