Henry Kissinger dice di essere stato frainteso sulla Russia, sull’Ucraina, su Vladimir Putin e su Volodymyr Zelensky. L’ex segretario di Stato americano, 99 anni, considerato il diplomatico occidentale più esperto e influente al mondo, premiato con il Nobel alla Pace nel 1973, ha scritto e pubblicato il libro Leadership, ispirato dai sei leader che più lo hanno ispirato nella storia contemporanea: Thatcher, De Gaulle, Nixon, Lee Kwan Yew, Sadat e Adenauer.

Dice che le sue dichiarazioni al Forum di Davos sono state fraintese: non ha mai consigliato a Zelensky di cedere territori a Mosca in cambio della pace. “Riguardo la guerra in Ucraina ho semplicemente detto che la sua fine deve essere contemplata non solo attraverso i mezzi militari ma anche attraverso quelli politici. Non si può continuare a combattere senza un vero obiettivo condiviso da più Paesi. Alla fine, in un’intervista al Financial Times, il presidente ucraino Zelensky ha detto quello che sostengo anche io: la questione del 7% del territorio occupato dai russi potrà essere oggetto di altri negoziati futuri. Questo ho detto. E non che l’Ucraina debba cedere parte della sua sovranità alla Russia per conquistare la pace”.

Ai corrispondenti collegati via Zoom da Londra ha raccontato anche di Putin. “Rispettavo la sua intelligenza, era un attento calcolatore dal punto di vista di una società che lui interpretava come sotto assedio da parte del resto del mondo. L‘ho trovato un intelligente analista della situazione internazionale dal punto di vista russo: che rimarrà tale e che dovrà essere considerato quando la guerra finirà”. Perché Kissinger il canale con Mosca va tenuto aperto ed è l’invasione dell’Ucraina che va sconfitta, si legge sul Corriere della Sera, “non la Russia come Stato e come entità storica” in quanto “la questione del rapporto fra Russia ed Europa andrà presa molto seriamente”.

Anzi: Mosca deve essere integrata per Kissinger nel tessuto europeo nel quale è cresciuta e si è evoluta per cinquecento anni. “Dovrebbe essere la missione della diplomazia occidentale e di quella russa di tornare al corso storico per cui la Russia è parte del sistema europeo. La Russia deve svolgere un ruolo importante”. Non solo, secondo il diplomatico “l’Occidente è stato poco sensibile ad offrire l’ingresso nella Nato all’Ucraina, perché questo significava che tutta l’area tra il muro di Berlino e il confine russo sarebbe stata riempita dalla Nato, inclusi i territori da cui nella storia sono state lanciate aggressioni contro la Russia”.

Kissinger ragiona anche sulla prospettiva del dopoguerra: meglio una Russia europea che una Russia asiatica. Ed è perciò che va evitata un’escalation in Crimea, una campagna riconquista, dove con uno scontro diretto si “può arrivare alla minaccia nucleare, qualcosa cui Russia e Stati Uniti, in 80 anni, non hanno mai fatto ricorso tra loro, nonostante diverse sconfitte militari sul campo. Ora dobbiamo evitare azioni belliche che possano ingigantire sempre di più il conflitto. Ma certo se Putin usasse ordigni nucleari, la reazione dell’Occidente sarà pesante”, si legge su Repubblica.

A preoccupare, insomma, è forse più la Cina che la Russia. “Fino a qualche decennio fa Pechino era ancora un Paese sottosviluppato secondo gli Stati Uniti. La sua incredibile crescita ha sorpreso tutti, i suoi successi economici sinora sono straordinari”. La situazione sempre più tesa nell’Indopacifico, senza tralasciare le questioni di Hong Kong e Taiwan, non deve portare a isolare la Cina. Per Kissinger è vitale “tenere la Cina fermamente nel sistema internazionale. Una guerra o un conflitto tra Washington e Pechino sarebbe catastrofica da tutti i punti di vista”. Con Pechino si deve dialogare perché è impossibile sopprimere la Cina, proprio come la Russia. Di certo si deve evitare la guerra.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.