Qualsiasi avvenimento accada nel mondo, a un certo punto scatta la polemica contro le donne e le femministe italiane che sono state zitte. Erano passate solo poche ore dall’arrivo dei talebani a Kabul che già diversi giornali si sperticavano in accuse: eccole non parlano, ecco sono alleate dei talebani. Ma per favore! E proprio quando diversi giornalisti si dedicavano a queste raffinate riflessioni (fondate solo sulla loro cattiva coscienza) le chat di decine e decine di associazioni di donne in tutta Italia stavano elaborando una lettera che ieri è stata pubblicata da tutte le agenzie in cui si esprime solidarietà alle “sorelle” afghane e si chiedono corridoi umanitari.

Scrivono: «La fuga verso l’Occidente da Kabul e l’avvento dei talebani che hanno preso il comando dell’Afghanistan, preoccupano fortemente chi ha a cuore i diritti umani e la salvaguardia della vita di tutti i civili, specie di quelli più a rischio, come donne e bambini, il cui destino è nuovamente consegnato a un indicibile orrore. Sono nostre madri, amiche, sorelle. Non lo possiamo e non lo vogliamo più accettare. L’Europa deve agire, l’Italia deve reagire, noi donne e cittadine dobbiamo fare rete contro ogni violenza». La lettera è indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese e, per conoscenza, alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.

È firmata da 78 associazioni tra le quali Le Contemporanee, Casa internazionale delle donne di Roma, Casa internazionale delle donne di Milano, Manifestolibri, Human Foundation, InGenere, Un ponte per, Senonoraquando Libere, Politiche di genere Cgil, Base Italia, Green Italia, Be Free, associazione PoP. «Quello che urge adesso – si legge – è consentire a più donne, ragazze e bambine/i possibile di mettersi in salvo in queste ore in cui le maglie del controllo talebano sono ancora slabbrate. E sostenere chi decide di rimanere a lottare nel proprio paese, garantendo il monitoraggio internazionale sui diritti umani e delle donne in particolare». La prossima volta prima di polemizzare a vuoto e fare una pessima figura, aspettate qualche ora, il tempo che ci vuole a redigere un testo condiviso.