Attenzioni puntate
Ambasciata russa a Roma, le attenzioni di Banca d’Italia e dei servizi: prelevati quattro milioni in contanti dall’inizio della guerra
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, l’ambasciata russa a Roma avrebbe compiuto diverse operazioni bancarie, prelevando fino a quattro milioni in contanti

L’Ambasciata russa a Roma continua a muovere soldi in contanti. I diplomatici di Mosca, infatti, avrebbero prelevato da due conti correnti in Italia una somma superiore ai 4 milioni di euro dall’inizio della guerra in Ucraina, in certi casi le richieste allo sportello hanno superato i 100mila euro alla volta, spiega Repubblica.
Il faro della Banca d’Italia
Le operazioni hanno fatto destare qualche allarme alla Banca d’Italia. L’Ufficio di informazione finanziaria (Uif) ha registrato circa una ventina di segnalazioni per operazioni sospette, nell’arco di 18 mesi, riporta sempre il quotidiano Repubblica. L’unità anti riciclaggio da mesi ha acceso i riflettori sulle operazioni della sede diplomatica dopo le prime segnalazioni che riguardavano una cifra intorno al milione di euro, sempre circolata nel giro di 90 giorni.
Le attenzioni dell’intelligence
I continui prelievi, iniziati proprio in concomitanza con lo scoppio dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, hanno provocato l’interesse non solo della Banca d’Italia, ma anche dell’intelligence. Il Copasir è stato infatti informato del caso e il dossier è tenuto in considerazione.
I motivi dei prelievi in contanti dell’ambasciata russa
Non si sanno ancora con certezza le motivazioni dietro a queste costante operazioni e continui prelievi. Secondo Repubblica, un’ipotesi – quella meno grave – è che l’ambasciata russa paghi in contanti i dipendenti della sede diplomatica. Una modalità resa necessaria dopo l’inizio delle sanzioni occidentali verso la Russia, che non permette ingenti flussi di denaro.
Ma i dubbi che sia invece un tassello che riguardi l’informazione, lo spionaggio in Italia e soprattutto la disinformazione, sono sempre dietro l’angolo. L’opzione che i soldi prelevati possano servire sia a ricevere informazioni da soggetti diversi, poi pagati in nero, magari in ambiti della sicurezza o delle forze armate (come il caso dell’ufficiale della Marina Walter Biot), sia a veicolare informazioni e dibattiti tramite il pagamento di influencer, commentatori e giornalisti.
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