L'inchiesta sulla disinformazione russa
Disinformazione russa: nuove rivelazioni di Le Monde sull’operazione “Doppelganger”
Il quotidiano “le Monde” oggi pubblica un’inchiesta su “Doppelganger”, vasta operazione di disinformazione russa attiva in Occidente ed in particolare in Francia e Germania. Il quotidiano cita anche il nostro Paese.

Oggi il prestigioso quotidiano francese Le Monde pubblica una articolata inchiesta su “Doppelganger“, il nome attribuito già nel settembre del 2022 ad una vasta operazione di disinformazione russa attiva in Occidente ed in particolare in Francia e Germania ma – a quanto si apprende – anche in Italia, Regno Unito e Ucraina. Un nome dato non a caso, perché, come spiega Wikipedia, Doppelganger è “un termine che si riferisce a un qualsiasi doppio o sosia di una persona, più comunemente in relazione al cosiddetto gemello maligno o alla bilocazione; descrive anche il fenomeno nel quale si vede la propria immagine con la coda dell’occhio. In leggende e romanzi è un duplicato spettrale o reale di una persona vivente; nel folklore è inoltre descritto come uno spirito incapace di scomparire”.
Ma di cosa si tratta? Nel settembre 2022, dopo indagini della stampa tedesca e delle ONG europee DisinfoLab e Qurium, la società proprietaria di Facebook e Instagram, Meta, è intervenuta duramente per cercare di bloccare quella che l’azienda considerò “la più grande e complessa operazione di [disinformazione] russa dall’inizio della guerra in Ucraina, con un insolito livello di sofisticazione e potenza”. All’epoca, Facebook annunciò di aver cancellato più di 1.600 account e 700 pagine e di aver identificato 100.000 euro investiti in pubblicità sulla sua piattaforma come risultato di questa operazione. Era stato proprio il DisinfoLab dell’UE a soprannominare questo gruppo “Doppelganger“.
Oggi, il Quai d’Orsay, sede del Ministero degli Interni francese, è uscito allo scoperto accusando la Russia di una vasta operazione di disinformazione con un durissimo e chiaro comunicato stampa: “Le indagini condotte da Viginum [un dipartimento del Segretariato Generale della Difesa e della Sicurezza Nazionale del governo francese dedicato alla lotta contro le operazioni di disinformazione] hanno portato alla luce numerosi elementi che rivelano il coinvolgimento di individui russi o russofoni e di diverse società russe nell’attuazione e nella gestione della campagna. Viginum ha anche osservato che diverse entità statali o affiliate allo Stato russo hanno partecipato alla distribuzione di alcuni contenuti prodotti nell’ambito della campagna“, ha scritto il Ministero degli Affari Esteri in un comunicato stampa, che ha letto nella vicenda una ulteriore dimostrazione “della strategia ibrida che la Russia sta attuando per minare le condizioni di un pacifico dibattito democratico e quindi per minare le nostre istituzioni democratiche”.
Che cosa è emerso? Una rete di pagine Facebook che condividevano contenuti completamente falsi. Ad esempio, questa immagine, completamente falsa, che ritrae la prima pagina del sito del Ministero degli Affari Esteri, in tutto e per tutto uguale all’originale salvo che per un dettaglio che dettaglio non è: la notizia data, quella relativa all’istituzione di una tassa dell’1,5% su “ogni transazione monetaria” per finanziare il sostegno militare all’Ucraina, è totalmente falsa.
Chi ha creato e distribuito questa falsa pagina della diplomazia francese è anche all’origine, secondo Le Monde, di un gran numero di articoli giornalistici completamente falsi, che riproducono perfettamente i layout dei quotidiani francesi Le Monde, Le Parisien e 20 Minutes e di molti altri media tedeschi. Ma parliamo anche di pagine Facebook che condividevano proteste di lavoratori testimonianze di sedicenti lavoratori tedeschi recentemente licenziati da aziende come Ford e BASF. I post non fanno quasi menzione dell’Ucraina, ma suggeriscono che i leader del loro paese, manipolati dagli Stati Uniti, li hanno abbandonati alla loro sorte, e preferiscono dirottare soldi in “conflitti” il cui nome non è mai esplicitamente scritto. Ma è evidente a tutti.
L’operazione Doppelganger ha anche creato propri media, a cominciare da un sito chiamato ” Reliable Recent News“, che pubblica quotidianamente articoli in diverse lingue, tra cui molti video in cui sedicenti cittadini francesi, tedeschi, polacchi o anche americani intervistati sulla guerra in Ucraina criticano il sostegno occidentale a Kiev. Alcuni di questi video sono successivamente amplificati dalla rete pubblicitaria Facebook di Doppelganger.
Le Monde ha anche identificato una falsa ONG per la tutela della privacy chiamata Facts Matter, che fa parte della stessa rete di disinformazione. Il suo sito pubblica principalmente articoli che criticano le aziende tecnologiche occidentali e recentemente ha accusato Stati Uniti e Apple di condurre una vasta campagna per spiare i telefoni dei diplomatici russi. “Facts Matter” è a sua volta citato da due strani siti di notizie francesi, “La Virgule” e “France et EU”, creati nello stesso periodo e ospitati sugli stessi server. Le indagini del governo francese hanno identificato altri siti di “notizie” in lingua francese, notrepays.today, candidat.news e allons-y.social, anch’essi creati da Doppelganger.
Chi ha creato questa complessa e costosa infrastruttura? A dicembre, Meta ha puntato il dito contro due società di comunicazione russe, “Struktura” e “Social Design Agency”, che lavorano principalmente per enti pubblici russi, tra cui il Ministero degli Interni e la Duma, la camera bassa del Parlamento russo.
Secondo Le Monde, che cita fonti del governo francese, Doppelganger ha anche un obiettivo domestico: gran parte del contenuto di questa operazione è stato infatti ripreso da canali russofoni su Telegram, come “prova” dell’inefficacia delle sanzioni contro la Russia o per assicurare ai loro lettori che i popoli europei si stavano rifiutando di sostenere l’Ucraina ed erano pronti a rivoltarsi contro i loro leader. Il falso sito web del Quai d’Orsay è stato ad esempio diffuso su almeno tre canali Telegram russofoni e favorevoli al Cremlino.
E l’Italia? Al momento non è dato saperlo, ma nell’articolo di Le Monde viene citato anche il nostro Paese.
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