Citiamo due impronunciabili parole: amnistia e indulto. Non sono il frutto della fantasia di qualche “garantista”, ma sono istituti disciplinati dal Codice Penale e previsti dalla Costituzione. Pur rappresentando, di fatto, la “resa” dello Stato, che non riesce a portare a termine il percorso di accertamento del reato ovvero di punizione del colpevole, essi sono determinanti per consentire al sistema di continuare a funzionare. Il Covid-19 sta ferendo a morte una Giustizia già lenta e impacciata che non porta a termine (quando ci riesce) i processi in tempi ragionevoli e tollera un’esecuzione della pena illegale, oggetto di numerose condanne inflitte al nostro Paese da organismi internazionali. Il blocco dell’attività giudiziaria ha comportato il rinvio di un numero impressionante di processi. Alle molteplici indagini in corso, ma ora ferme, si andranno ad aggiungere le nuove, per il prevedibile aumento della criminalità dovuta alla crisi economica in atto.

In alcuni distretti di Corte di Appello – tra cui quello di Napoli – si dovranno adottare delle preferenze sui reati da perseguire. La ripresa poi si annuncia lenta, con processi “a distanza”, attraverso collegamenti a mezzo internet, con tutte le problematiche giuridiche e tecniche. Processi da remoto che violano principi base del nostro ordinamento e, tra questi, la pubblicità dell’udienza. Il processo, quale strumento per l’accertamento della verità, non è un “fatto privato” tra le parti, ma interessa tutta la collettività, che ha un diritto di controllo. In tema di esecuzione della pena, l’emergenza sanitaria si è inserita in quella cronica del sovraffollamento.

Giorno dopo giorno, si registrano aumenti di detenuti positivi. Una “bomba epidemiologica”, che può scoppiare da un momento all’altro coinvolgendo l’intera nazione. Solo diminuendo le presenze si potrà svolgere una corretta prevenzione. I provvedimenti adottati finora sono risibili e in parte inapplicabili per la mancanza di braccialetti elettronici e hanno visto scarcerati e posti agli arresti domiciliari un numero insufficiente di detenuti, lasciando invariato il pericolo di un contagio a catena. E allora, se non ora quando devono trovare applicazione gli istituti dell’aministia e dell’indulto?

Se non ora, che stiamo vivendo un’emergenza sino a pochi giorni fa impensabile, che riguarda tutto il pianeta e che rischia di azzerare il nostro sistema Giustizia? Beneficeranno dei provvedimenti solo coloro che hanno commesso reati non gravi e chi deve scontare una pena, ovvero un residuo di pena, di minima entità. Non vi è altra strada per risorgere e per programmare una “nuova Giustizia”, questa volta efficiente e davvero “giusta”. Affidiamoci quindi ai due impronunciabili istituti dell’amnistia e dell’indulto, regolati dalla nostra Costituzione – la vera e sola “Cura Italia” – e ricostruiamo, sui suoi principi, il nostro Paese.

 

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