Ricevimento imperiale per Vladimir Putin sbarcato a Pyongyang, capitale della Corea del Nord governata da Kim: lo stesso che Donald Trump chiamava “l’omino che tira i razzi”, e che poi si portò nella sua villa floridiana di Mar-A-Lago. Putin non è andato da Kim per comperare armi e munizioni d’antiquariato che risalgono all’epoca sovietica di cui il dittatore coreano è stato sempre un collezionista maniacale. Putin è deciso non soltanto ad acquistare tutto ciò che vola ed esplode raccolto nei silos di razzi, missili e droni con cui manda in bestia i giapponesi. Il programma di Putin è più ambizioso e somiglia a quello che ha già offerto con successo a Teheran: una macchina militare alloggiata sul gigantesco territorio russo e una alleanza ideologica che dovrebbe generare il comune armamento del Fronte di Resistenza all’Occidente liberale guidato dagli Stati Uniti.

È un viaggio che fa già saltare i nervi al Giappone oltre che agli Stati Uniti e alla Corea del Sud, L’ex ambasciatore americano in Russia Michael A. McFaul dice: “Sono finiti i tempi in cui si poteva contare su Putin per applicare sanzioni sia all’Iran che alla Corea del Nord per violazioni sugli accordi nucleari: oggi Putin è con loro e non guarda in faccia nessuno: da quando ha invaso l’Ucraina è convinto che il suo nemico sia l’ordine internazionale a guida americana e non si darà pace finché non lo avrà distrutto”. Il Presidente russo ogni giorno è protagonista di un nuovo colpo di scena discettando sul tema dell’uso di bombe atomiche per difendere i confini immaginari del suo impero che segue il diritto della storia anziché quello internazionale.

Intanto, fa la questua per cercare di rifornire i suoi magazzini di armi già strapieni. Secondo una valutazione della Nato oggi la Russia può schierare il quadruplo del materiale militare con cui vincere in Ucraina, ma sembra che non gli basti. La settimana scorsa ha autorizzato la costruzione di una fabbrica di droni iraniani su suolo russo, una coproduzione con la repubblica islamica. La Cina non vende direttamente armi alla Russia ma la rifornisce di tutta l’elettronica fine necessaria per la nuova artiglieria guidata dall’intelligenza artificiale e nelle ultime dichiarazioni ha deriso i tentativi per porre le basi utili per intavolare trattive di pace fra Ucraina e Russia allo scopo di arrivare a una pace per via diplomatica ed ha accusato l’ex primo ministro inglese Boris Johnson di aver influenzato delle trattative già molto avanzate fra i due paesi.

Prima di partire da Mosca, Putin ha dato ordine di usare il diritto di veto per sciogliere il “panel” di esperti delle Nazioni Unite che dovevano studiare nuove sanzioni per impedire al Nord Corea di fabbricare altre bombe atomiche. E anche questo è stato un gesto di rottura con l’intesa che finora aveva retto le relazioni internazionali. All’arrivo di Putin a Pyongyang il giornale statale del regime coreano “Rodong Sinmun” pubblicava in prima pagina con grande rilievo le dichiarazioni dello stesso Putin che accusava gli Stati Uniti di “dittatura mondiale neocolonialista” e lodava Kim come eroe della resistenza contro “le minacce economiche, le pressioni, provocazioni, ricatti e minacce miliari americane”. Per Kim queste ultime decisioni russe arrivano come una manna dal cielo, essendo l’economia disastrata dalle sanzioni inflitte alla Corea anche dalla Russia e dalla Cina per gli esperimenti dei lanci di missili in acque nazionali giapponesi e internazionali.

Quel poco che restava dell’ordine mondiale è stato così spazzato via per mettere in moto, come dice l’Agenzia Centrale di Notizie coreana, “il motore che acceleri la costruzione di un nuovo ordine multipolare, visto che siamo nella stessa trincea”. Che i venti di guerra si stiano gonfiando lo dice anche il fatto che il Congresso americano da pochi giorni ha varato la legge che aggiorna le liste dei cittadini americani arruolabili tra i 18 e 26 anni affinché possano essere chiamati alle armi se scattasse il “War Draft”, cioè la vera guerra, per la selezione dei coscritti. Un provvedimento del genere non si vedeva in America dal 1974 ed è un segnale di allarme riecheggiato dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che ha detto: “Ciò che accade in Europa riguarda l’Asia e ciò che riguarda l’Asia riguarda noi”. L’asse che unisce Russia, Iran, Cina, Nord Korea è visibile proprio in Ucraina dove la Corea del Nord, la Cina e la Russia gettano benzina sul fuoco e lo fanno insieme. L’ex ambasciatore McFaul sostiene che la Russia offre alla Corea, come ha già fatto con l’Iran, il territorio russo per una industria di guerra sia per conflitti convenzionali che nucleari, armando l’intero fronte di Resistenza all’Occidente. Il risultato finale della visita di Putin è sia di natura strettamente bellica che politica: la guerra all’Occidente dovrebbe unire secondo Putin anche tutte le nazioni e i gruppi islamici controllati dai ceceni, ma questa parte del progetto sembra la meno semplice perché il fronte islamico è già schiarato su due fronti con l’Arabia saudita da una parte e l’Iran dall’altra.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.