Proprio una bella idea, pur nel secolo tecnologico, quella di Maurizio Bettazzi da Prato, che ha tappezzato la sua città di grandi cartelli per certificare la propria innocenza e assoluzione “perché il fatto non sussiste”, dopo dieci anni di gogna e tribolazioni. È un’idea straordinaria, anche se fa un po’ cascare le braccia per l’enorme senso di sfiducia che esprime nei confronti di certa stampa, la gran parte, che, quando l’esibizione del pm mediatico è terminata, non ha più interesse per la medesima persona che prima aveva messo alla gogna, men che meno per una sentenza di assoluzione.

Ma c’è anche una bella quantità di sfiducia nei confronti dei propri concittadini, dei vicini di casa, dei compagni di scuola dei tuoi figli. Il bisogno di togliere dalle facce quell’espressione dubbiosa, quel pensiero fastidioso e petulante del “se lo indagano, se lo arrestano, qualcosa ci sarà, qualcosa avrà fatto”. Il paradosso che vuole ci sia sempre arrosto, cioè peccato, laddove ci sia anche un sol filo di fumo. E allora un bell’applauso a Maurizio Bettazzi, che nel 2013 era presidente del consiglio del Comune di Prato, al tempo unica città della rossa Toscana governata dal centrodestra. Lo indagano per una consulenza da 2.800 euro che gli fu affidata nella sua veste di mediatore finanziario e che fu scambiata per tangente.

Gli contestano la corruzione per poterlo intercettare, come sottolinea l’ex presidente del consiglio comunale in un’intervista a Paolo Ferrari di Libero. Un particolare che dovrebbe far riflettere lo stesso ministro Nordio, se non fosse per il fatto che uno dei due pm che esercitarono quell’astuzia e che avevano anche chiesto invano al gip la custodia cautelare in carcere per Maurizio Bettazzi, Antonio Sangermano, sia oggi uno dei principali consiglieri del guardasigilli. Del resto questo pm non è lo stesso che al fianco di Ilda Boccassini si era accanito nell’accusa ingiusta di prostituzione minorile e concussione nei confronti di Silvio Berlusconi che fu poi assolto?

Ci sono sempre, in questi processi fallimentari nei confronti di esponenti politici e pubblici amministratori, queste figure di toghe che vengono poi premiate con veloci carriere professionali, fin dai tempi di Enzo Tortora. Magistrati che sbagliano, che spesso si impuntano caparbiamente su un’ipotesi, e si accaniscono. E intorno c’è sempre la gran fanfara, o la gran cagnara dei giornalisti-cicisbei. Ci sono poi anche fatti più gravi, dei quali comunque mai si è occupato il Csm. Perché pare normale quel che accadde, molti anni fa, per esempio a Lamezia, dove una giudice arrestò il sindaco e fece sciogliere il Comune per mafia per poi candidarsi lei stessa alle successive elezioni e prendere il posto di colui che lei stessa aveva tolto di mezzo.

Anche quando non si arriva a questi comportamenti estremi, una regola è comunque quella del terremoto politico che certe inchieste determinano sull’elettorato, che inevitabilmente nella tornata che consegue alla bufera giudiziaria votano gli avversari degli amministratori uscenti. È capitato in Umbria, dove grande responsabilità hanno avuto gli esponenti del Pd locale (e nazionale) nel non sostenere la propria presidente Catiuscia Marini, costringendola suo malgrado alle dimissioni in quanto indagata, salvo poi dover assistere al ribaltone politico con la vittoria del centrodestra e i seguito, ma molto dopo, all’assoluzione della ex presidente.

Ma la situazione più paradossale è forse quella recentissima di Trani. Il sindaco di centrodestra Luigi Riserbato era stato arrestato nel 2014 per associazione per delinquere (ecco il reato che consente anche le intercettazioni, oltre alla custodia cautelare), tentata concussione, tentata turbativa d’asta, tentata truffa. Reati che crolleranno uno dopo l’altro come birilli, e per primo quello che aveva determinato l’arresto. Ma intanto la giunta era caduta con le dimissioni del sindaco e puntualmente vincerà in seguito la sinistra. L’imprevisto è che poi, mentre Luigi Riserbato sarà assolto perché il fatto non sussiste, il pm che lo aveva accusato, Michele Ruggiero, è stato invece condannato in via definitiva nei giorni scorsi per concorso in tentata violenza privata per minacce ad alcuni testimoni durante gli interrogatori.

Ecco come finiscono certe storie. A Trani ribaltone politico e fine di una carriera, mentre il pm continua tranquillamente il suo lavoro alla procura di Trani. Ora a nessuno verrebbe in mente di tappezzare Trani di manifesti con la faccia del procuratore condannato, ma si potrebbero esporre quelli con la notizia dell’assoluzione dell’ex sindaco, e potrebbe pagarglieli il procuratore Ruggiero.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.