Avvocà ma che tenete un colloquio con un detenuto morto“. E’ questa la risposta ricevuta da Luca Mottola, legale di Antonio Alfieri, 51enne tossicodipendente recluso nel carcere di Poggioreale e deceduto venerdì scorso, 8 ottobre, al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli dove è arrivato in condizioni disperate. La notizia della dipartita di Alfieri è stata però data oggi, lunedì 11 ottobre, ben tre giorni dopo il decesso. Sia i familiari che l’avvocato Mottola non ne sapevano nulla.

“Venerdì scorso avevo prenotato il colloquio con il mio assistito per oggi alle 13” spiega il legale. “Quando sono arrivato in carcere mi è stata comunicata la notizia del decesso, da tempo chiedevamo il trasferimento in comunità per Alfieri che era gravemente malato”. Al momento la salma del 51enne è stata trasferita presso il Secondo Policlinico Federico II di Napoli dove nelle prossime ore verrà effettuata l’autopsia su disposizione dell’autorità giudiziaria che ha aperto un fascicolo su quanto accaduto.

Non è chiaro se Alfieri sia morto per cause naturali o in seguito all’assunzione di medicinali. Il 28 ottobre scorso c’è stata l’ultima udienza del processo che vedeva imputato Alfieri per per porto, detenzione e ricettazione di armi da sparo clandestine con la richiesta del pm che era stata di due anni di reclusione. Lo scorso marzo è stato arrestato dalla polizia a Pianura, periferia occidentale di Napoli, perché trovato in possesso di due pistole, nascoste in uno stereo all’interno di uno scantinato in via Gentileschi. Etichettato come elemento di spicco del gruppo Calone-Esposito, in guerra da mesi contro i Carillo-Perfetto, Alfieri è stato sbattuto in cella nonostante le sue precarie condizioni fisiche.

Vedovo da pochi mesi e abbandonato dagli stessi familiari, a seguirlo l’avvocato Mottola. “Non si reggeva in piedi, aveva bisogno di cure specializzate che il carcere non era in grado di fornirgli. Più volte abbiamo fatto istanza di scarcerazione, in accordo con il Ser.d del carcere, puntualmente rigettata dal giudice”, nonostante il parere favorevole anche del pubblico ministero.

L’ultima udienza, quella dello scorso 28 settembre, dieci giorni prima del decesso, è stata raccapricciante. Racconta Mottola: “Gli avevo chiesto di venire in udienza, rassicurandolo. Vedrai – gli dissi – che il giudice questa volta vedendoti capirà che stai male e ti manderà in comunità“.

Ma “il giudice mi interrompe dicendo di aver già rigettato la richiesta tre mesi fa. Io ribatto chiedendo di alzare lo sguardo verso il monitor (Alfieri era in videoconferenza, ndr)” perché “vedrà con i suoi occhi la sofferenza di un uomo, tossicodipendente, abbandonato dalla famiglia, vedovo da pochi mesi. Ma niente. Antonio non era degno dello sguardo di chi lo stava giudicando“. Poi “l’ultimo schiaffo: Antonio viene interrogato per sapere se rinuncia al prosieguo dell’udienza e lui lancia l’ultimo grido di aiuto. ‘Ho la flebite non riesco a stare in piedi’ ma il giudice taglia corto e accoglie favorevolmente la rinuncia”.

Mottola ha sentito l’ultima volta Alfieri il 2 ottobre scorso assicurandogli di “stare tranquillo” perché “ricorriamo al Riesame”. Poi l’incontro in programma oggi, alle 13, e la tragica notizia ricevuta dal personale del carcere: “Avvocà ma che tenete un colloquio con un detenuto morto”. Il tutto comunicato quasi 72 ore dopo.

La nota del Garante Ciambriello

Questa mattina il Garante delle persone private della libertà personale della Campania Samuele Ciambriello ha ricevuto presso il suo ufficio l’avvocato del detenuto Antonio Alfieri, deceduto venerdì 8 ottobre 2021 all’Ospedale Cardarelli. L’avvocato Luca Mottola, difensore del detenuto, ha comunicato al Garante che lo scorso venerdì ha effettuato ordinaria prenotazione del colloquio con il detenuto e lunedì, una volta recatosi al carcere, gli è stato comunicato del decesso. Uscito dal carcere, ha appreso che anche i familiari del detenuto erano stati appena avvisati, sempre lunedì, del tragico evento dai carabinieri.

La Magistratura ha aperto un’inchiesta per conoscere le cause del decesso e se ci sono state omissioni o responsabilità. Nei prossimi giorni ci sarà l’autopsia.
Il Garante regionale Samuele Ciambriello, dopo l’incontro di questa mattina, ha dichiarato: “Ancora una volta a morire è un tossicodipendente, al quale il SERD di Poggioreale aveva trovato una comunità fuori Regione, a Taranto, ma il Magistrato competente aveva rigettato per 2 volte l’istanza di arresti domiciliari.
Continuo a ripetere, senza essere attaccato dai soliti qualunquisti e forcaioli, che un tossicodipendente detenuto, un malato psichico non dovrebbe stare in carcere, ma dovrebbe evitarlo, usufruendo delle misure alternative. Ma si sa, la politica, la maggioranza dei cittadini e una buona parte della Magistratura considerano il carcere una risposta semplice, di sicurezza, a bisogni complessi.
Ho prontamente scritto alla Direzione del carcere e alla Direzione sanitaria del carcere di Poggioreale chiedendo chiarimenti circa le condizioni psicofisiche prima del giorno del decesso, se il detenuto è deceduto di morte naturale, se è morto nel tragitto verso l’Ospedale Cardarelli o una volta arrivato lì e le motivazioni per le quali era stato tradotto d’urgenza all’Ospedale . Inoltre, alla Direzione del carcere ho richiesto il perché i familiari siano stati avvisati del tragico evento solo nella giornata di ieri 11.10.2021, ben 4 giorni dopo il tragico evento”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.