Le sirene, il rombo delle bombe, la fuga e il dramma di vivere tutto questo da soli, senza mamma e papà. In Ucraina ci sono circa 100mila bambini orfani che vivono in 600 istituti sparsi in tutto il paese. Sono rimasti senza mamma e senza papà, perché magari sono morti in un paese dove già da 8 anni in alcune regioni c’è la guerra, o sono stati abbandonati perché magari erano troppo poveri per poterli mantenere. Un dramma nel dramma.

A riportare questo drammatico aspetto nella tragedia della guerra è l’Ansa che riprende le testimonianze dalla Polonia dove è stato allestito il primo approdo per gli orfani in fuga. A Stalowa Wola, una cittadina ad un’ora e mezzo da Lublino, il governo e la Caritas hanno allestito un vero e proprio hub dove dare la prima accoglienza a questi bambini e alle loro accompagnatrici in fuga. Lo chiamano ‘l’hub del sollievo’: qui i bambini arrivano stanchi e affamati dopo ore, o spesso giorni, di viaggio. Vengono registrati e dopo una notte smistati nelle strutture più piccole sparse in tutto il Paese.

“Sono già state fatte diverse evacuazioni – dice Monika Figiel, della Caritas, come riportato dall’Ansa – da Kiev è partito un treno con 200 bambini disabili e i loro accompagnatori. Un adulto ogni sei bambini. È stato un viaggio duro e difficile”. I piccoli sono ora al sicuro nella regione di Opole. Uno di questi centri è gestito dalla ‘Fondacja Happy Kids’, che al dodicesimo giorno di guerra ha già fatto uscire da Charkiv, Cherson, Odessa un migliaio di bambini. In settecento sono nel centro conferenze a Rawa Mazowieka.

Altri 90, piccolissimi, sono arrivati nelle ultime ore in treno a Przemysl. “Sono stanchissimi e sono sottoposti ad un doppio trauma, quello dell’abbandono e quello della guerra – racconta Ewa Tetianiec -. I primi gruppi che sono arrivati erano in condizioni migliori, perché venivano dalle città dell’ovest dove il conflitto non è ancora arrivato. Quelli che arrivano in questi giorni, invece, hanno negli occhi gli orrori che hanno visto“.

Ancora Ewa: “La cosa bella è che si supportano a vicenda. Quelli più grandi abbracciano i più piccoli. Ma in realtà questi ultimi sono quelli che stanno meglio, perché non capiscono. Quelli più grandi sono molto nervosi. È una situazione dura e difficile”.

Altri cento sono arrivati ancora dal cuore delle repubbliche separatiste russe. “Uscivano solo per prendere un po’ d’aria, ma hanno passato cinque giorni chiusi nei bunker. Quando è arrivato il momento di partire, sono scappati di corsa sotto le bombe. Oltre al loro terrore c’era quello delle accompagnatrici: temevano di perderli, pregavano perché non si accadesse. Per arrivare a Varsavia ci hanno messo 30 ore”. È questo il drammatico racconto di Anna Choszcz-Sendrowska, portavoce dell’associazione ‘Sos wioski Dzieciece’, che significa il Villaggio dei bambini.

Il loro trauma è enorme anche se all’inizio magari non sembra. Le operatrici raccontano che all’inizio corrono e giocano come se nulla fosse ma all’improvviso scoppiano a piangere. “Soprattutto i più grandi, hanno gli occhi tristi – spiega la portavoce – Capita che mentre giocano uno scoppia a piangere dal nulla e poi si calma all’improvviso. Il trauma è come una ferita, tu puoi curarla in tutti i modi, con l’amore e con il bene. Però un giorno la ferita si riapre”.

Sulla situazione degli orfani ucraina arriva l’allarme della direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, e l’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, Filippo Grandi. “Nell’ultima settimana, più di un milione di rifugiati sono stati costretti a fuggire dall’Ucraina in cerca di sicurezza e protezione. Centinaia di migliaia di loro sono bambini. Tra coloro che fuggono, molti non sono accompagnati o sono stati separati dai loro genitori o familiari. I bambini privi di cure parentali sono ad alto rischio di violenza, abuso e sfruttamento. Quando vengono fatti spostare attraverso le frontiere, i rischi per questi bambini si moltiplicano. Inoltre, il rischio di tratta di esseri umani aumenta nelle emergenze. L’Unicef e l’Unhcr esortano tutti i Paesi vicini e coinvolti a garantire l’immediata identificazione e registrazione dei bambini non accompagnati e separati che fuggono dall’Ucraina, dopo aver loro permesso di accedere al loro territorio”.

La nota continua: “Gli Stati dovrebbero offrire spazi sicuri per i bambini e le famiglie subito dopo l’attraversamento delle frontiere, e connetterli ai sistemi nazionali di protezione dell’infanzia. Con l’emergenza attuale, è necessario poter espandere rapidamente la capacità di accordi di assistenza di emergenza con assistenti selezionati, così come altri servizi critici per la protezione dei bambini, anche contro la violenza di genere, ed i meccanismi di rintraccio e riunificazione delle famiglie. Per i bambini e gli adolescenti in fuga senza le loro famiglie, l’affidamento temporaneo o altre forme di assistenza comunitaria attraverso un sistema governativo offrono una protezione fondamentale. L’adozione non dovrebbe avvenire nel corso o subito dopo il verificarsi di emergenze. Se dovesse essere nel superiore interesse del minore, laddove possibile, dovrebbe essere fatto comunque ogni sforzo per riunire i bambini con le loro famiglie“, proseguono Russell e Grandi.

“Coloro che sono legalmente responsabili dei bambini negli istituti in Ucraina devono assicurare che le evacuazioni siano fatte in accordo e in linea con le indicazioni delle autorità nazionali. I trasferimenti devono essere segnalati alle autorità competenti in Ucraina e nei paesi vicini immediatamente dopo aver attraversato il confine, e per quanto possibile, i bambini devono essere evacuati con i loro documenti di identificazione e i fascicoli che li riguardano. L’Unhcr e l’Unicef sono grati per la solidarietà e la disponibilità dimostrata dagli Stati nel sostenere i bambini non accompagnati e separati attraverso eventuali schemi di trasferimento. Allo stesso tempo, bisogna ricordare che i bambini non accompagnati e separati sono particolarmente vulnerabili e i loro bisogni immediati e la loro sicurezza nel luogo in cui si trovano devono avere la priorità nel breve termine, mentre vengono identificate soluzioni a medio e lungo termine basate sui loro superiori interessi”, aggiungono. Le agenzie Onu “sono impegnate a lavorare insieme per sostenere le autorità nazionali nella tutela dei bambini, assicurando che la loro sicurezza e protezione siano messe al centro della risposta umanitaria”, afferma la nota.

Avatar photo

Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.