Una mossa ampiamente prevedibile, temuta già alla vigilia del voto che ha spaccato in due il Paese. Il Partito liberale brasiliano di Jair Bolsonaro, ha presentato un ricorso ufficiale al Tribunale superiore elettorale mettendo in discussione l’esito del voto del ballottaggio del 30 ottobre, che ha consegnato la vittoria alla sinistra di Luiz Inácio Lula da Silva.

Nel ricorso la contestazione riguarda in particola la “sicurezza” di quasi la metà delle urne elettroniche utilizzate nel ballottaggio. Come scrive il quotidiano Folha de Sao Paulo, l’istanza presentata dal presidente del Partito liberale brasiliano Valdemar Costa Neto sostiene che sia impossibile qualsiasi forma di controllo affidabile da parte di esperti di 279.000 urne elettroniche sulle 577.000 utilizzate nel ballottaggio.

Obiettivo di Jair Bolsonaro è quello di rovesciare l’esito del voto che ha consegnato il Paese alla sinistra: se si tenesse conto soltanto dei voti espressi nelle urne “verificabili”, il Partito liberale di destra avrebbe ottenuto più del 51% dei consensi modificando così l’esito ufficiale delle urne, consentendo a Bolsonaro la rielezione per il mandato 2023-2026.

Il partito dell’ex presidente sostiene che un bug nei software delle macchine usate per il voto elettronico abbia reso invalidi i voti espressi, ma solo quelle prodotte prima del 2020: in quest’ultime non sarebbe stato presente il codice identificativo, ma nella contestazione non si fa riferimento a come questa ‘mancanza’ possa aver alterato il voto.

Bolsonaro che dopo il ballottaggio, e oggi ne arriva ulteriore conferma, non ha mai apertamente riconosciuto la vittoria di Lula, pur autorizzando il governo ad autorizzare la transizione al potere che terminerà il primo gennaio 2023. Una mossa che aveva alimentato il timore di una replica in salsa brasiliana dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 da parte dei supporter di Donald Trump, aizzati dal tycoon.

Per ora comunque il ricorso presentato da Bolsonaro e dal suo partito non sembra poter cambiare l’esito del voto. Il presidente della Corte suprema elettorale brasiliana, Alexandre de Moraes, ha contestato l’impostazione del ricorso presentato, che faceva riferimento solo alla votazione del ballottaggio, anche se le macchine del voto elettronico del “secondo turno” erano le stesse utilizzate nel primo ‘round’. de Moraes ha quindi concesso a Bolsonaro 24 ore per inviare un rapporto aggiornato con entrambi i turni delle votazioni.

Il partito dell’ex presidente sostiene che un bug nei software delle macchine usate per il voto elettronico abbia reso invalidi i voti espressi, ma solo quelle prodotte prima del 2020: in quest’ultime non sarebbe stato presente il codice identificativo, ma nella contestazione non si fa riferimento a come questa ‘mancanza’ possa aver alterato il voto.

Eppure diversi esperti sentiti da Associated Press ritengono che l’assenza di codici identificativi nelle macchine per il voto elettronico non possa aver distorto il risultato delle elezioni: secondo Diego Aranha, uno degli esperti che in passato hanno testato la sicurezza del sistema di voto elettronico in Brasile, a garantire la sicurezza e la correttezza del voto è la firma digitale associata a ogni singola macchina, mentre i codici identificativi vengono comunque stampati nel documento finale inviato dal dispositivo agli uffici competenti.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.