Mentre ogni possibile discussione su negoziati di pace tra le parti pare ormai essere un miraggio, tra il referendum farsa e conseguente annessione di quattro regioni ucraine da parte di Mosca e il ‘no’ per decreto da parte di Kiev a qualsiasi trattativa con la Russia finché al Cremlino vi sarà Vladimir Putin, l’eco di un possibile scontro nucleare si fa sempre più forte.

Ne è convinto anche Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e consigliere militare di tre premier, che in una intervista rilasciata oggi a Il Messaggero sottolinea come la minaccia atomica di Putin sia concreta, tutt’altro che un bluff.

I segnali ci sono e c’è da temerlo – spiega Tricarico -. L’Alleanza deve mettere nel conto anche l’ipotesi peggiore. L’opzione nucleare. Il siluro Poseidon avrebbe effetti devastanti ma limitati. A quel punto, la risposta della Nato dovrebbe essere pari o maggiore, non sopravvivrebbe più nessuno, sarebbe la fine. Come cento Torri Gemelle”, è il paragone del generale ed ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica.

Nella sua analisi Tricarico evidenzia come Putin ad oggi sia “più temibile” per l’Occidente in virtù degli “evidenti” segnali di “debolezza, frustrazione e logoramento morale e materiale dello strumento militare”, oltre alla “erosione del consenso interno” per lo Zar.

Il problema, secondo il generale, è che “se continua la deriva a lui sfavorevole, l’intenzione di usare l’arma nucleare si farà seria”, mentre i Paesi del blocco occidentale/Nato assistono a “conferme della possibilità che Putin ricorra all’arma più spaventosa, il siluro in grado di provocare lo tsunami radioattivo, con effetti terrificanti“.

Una di queste conferme sarebbe il ‘treno atomico’, un convoglio militare russo filmato mentre attraversa una città nella zona centrale della Russia, a Sergiyev Posad, a nord di Mosca. Un video rilanciato da Konrad Muzyka, un analista specializzato, che però non trasporterebbe nulla di nucleare.

Mi sembra il tassello di un’esercitazione, come ce ne sono nella Nato. Piuttosto, va sottolineato che in aderenza allo spirito di alleanza difensiva, la Nato non prevede il first strike, l’attacco nucleare per prima; mentre la risposta a un first strike russo rimane imperscrutabile, anche per accrescere il senso di deterrenza“, spiega Tricarico.

Anche per questo, sottolinea l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, inizia ad essere necessaria una riflessione sulla strategia dell’Occidente: “Dobbiamo continuare a mandare armi senza interrogarci su che fine faremo? Non si tratta di darla vinta a Putin, ma di discutere su una possibile via di uscita, senza lasciare tutto in mano ai “cani che ringhiano” e vogliono vederlo nella polvere“.

Redazione

Autore