Woke corner
La verità è che la verità cambia
Breve guida pratica per fondare una comunità, un partito o una nazione
Tre semplici regole condite da storie inclusive. Un consiglio? Fai una colazione abbondante: non puoi sapere come andrà la giornata

Se hai deciso di lasciarti alle spalle i soliti buoni propositi per il nuovo anno – dieta, palestra o l’ennesimo tentativo di diventare un C2 in inglese – e vuoi davvero lasciare il segno in questo 2025, fondando un’azienda, un’associazione, un partito politico o, perché no, persino una nazione, questa breve guida potrebbe fare al caso tuo.
Prima regola: sii consapevole.
Le difficoltà saranno tante, perché hai scelto una sfida ambiziosa. Coordinare altri esseri umani richiede la capacità di gestire aspettative, motivazioni, vissuti e competenze. Come diceva Mary Parker Follet, non si tratta semplicemente di lavorare con le persone, ma di raggiungere risultati attraverso di loro. Inoltre, preparati a tutti i piccoli e grandi dispiaceri che questo “attraversare l’umanità” ti porterà. Nei momenti più difficili, potresti trovare conforto nella saggezza del giornalista-giardiniere Alphonse Karr: “Alcune persone brontolano sempre perché le rose hanno le spine; io sono grato che le spine abbiano le rose.”
Seconda regola: ricordati che tutto cambia.
Ma proprio tutto-tutto! Le persone cambiano, sia gli altri sia tu stesso. Cambiano le situazioni, alcune rapidamente, altre con lentezza. Cambia il futuro rispetto a come lo immaginavi, ma anche il passato può assumere una nuova luce. Persino ciò che sembrava immutabile è soggetto a trasformazioni. Come diceva Nietzsche, “La verità è che la verità cambia.” Le onde del cambiamento arrivano continuamente. Puoi scegliere di essere scoglio, di cavalcare le onde con un surf, di diventare onda tu stesso oppure di essere un gabbiano che vola al di sopra di tutto. Qualunque cosa tu scelga, lo farai sempre in relazione alle onde del cambiamento. Il mio consiglio? Fai una colazione abbondante: non puoi sapere come andrà la giornata.
Terza regola: costruisci una comunità inclusiva con una forte identità.
Oggi, la comunità che vuoi fondare è vuota o quasi. Ci sei tu e forse pochi altri. Per farla crescere, deve essere accessibile, aperta agli altri e “inclusiva”. Ma perché qualcuno voglia entrarci, è essenziale che abbia un’identità chiara e definita. Se stai fondando una nazione, i primi passi sono relativamente semplici: definire confini, bandiera, costituzione e inno nazionale. Potresti persino scegliere un piatto tipico e una lingua. Da un lato, serve un confine netto: “Noi siamo questo.” Dall’altro, quel confine deve avere porte che permettano l’ingresso ad altri (a meno che tu non voglia rimanere per sempre solo nella tua isola-nazione deserta). Con il tempo, ogni nuovo ingresso – con le sue idee e prospettive – potrebbe cambiare l’identità originaria.
Qual è il collante che tiene insieme le persone?
Un obiettivo comune potrebbe bastare? Sì, ma non è sufficiente. Se prendiamo un treno diretto a Milano, i passeggeri condividono un obiettivo: arrivare a destinazione (magari in orario). Ma questo non li rende una comunità. Mancano valori condivisi e l’idea di appartenere.
Una soluzione rapida potrebbe essere avere un nemico. Nulla unisce le persone quanto il sentirsi contro qualcosa o qualcuno. Se però un nemico non basta, allora devi costruire una narrazione. Come scriveva Alasdair MacIntyre: “Per rispondere alla domanda: ‘Che cosa devo fare?’ devo prima rispondere alla domanda: ‘A quale storia sento di appartenere?’”. Ed è proprio la narrazione a trasformare un gruppo di persone in una comunità. Qualunque comunità ha i suoi miti, le sue storie e i suoi gossip. Le storie fanno la comunità. Ma questo era vero e funzionava fino al millennio scorso.
Ora il problema è più complesso. Le persone vogliono la loro parte di storia, il loro ruolo, il loro pezzetto di racconto. Nessuno si accontenta di ascoltare storie; tutti vogliono farne parte. Le storie devono quindi essere inclusive e aperte, in grado di coinvolgere le persone che fanno parte di una comunità. Le persone vogliono sentirsi parte, anche in modo piccolo, ma pur sempre parte.
© Riproduzione riservata