Il dialogo
Breve resoconto non autorizzato delle telefonate tra Trump e Putin

Washington, Casa Bianca.
Trump: “Pronto, sei tu Vlad? Io voglio darti una mano, ma anche tu devi venirmi incontro. In campagna elettorale ho promesso di fermare la guerra in un battibaleno, il tempo passa e rischio fdi are la figura del fanfarone. Se sei d’accordo, rilascio un’intervista al New York Post in cui annuncio che sei pronto a negoziare. Ma tu e il tuo amico Kim Jong-un, nel frattempo, non dovete esagerare con l’escalation militare. Elon, che è qui accanto a me, te lo sconsiglia vivamente. Anche se me ne infischio dei miei alleati europei, è meglio non tirare troppo la corda. E poi quel testone di Zelensky sarebbe capace di rifiutare la mia proposta di resa. Congeliamo il conflitto, tieniti pure le regioni conquistate, spartiamoci il resto delle terre rare e concediamo all’Ucraina l’adesione all’Ue ma non alla Nato”.
Mosca, Cremlino.
Putin: “Ciao Donald, tranquillo. Il lavoro è a buon punto. Lasciami solo qualche giorno per completarlo. Sto per cacciare da Kursk i neonazisti di Kiyv con un esercito di cinquantamila uomini. E una squadriglia di bombardieri si sta levando in volo per dare il colpo finale. Quanto agli alleati europei, non ti preoccupare: non contano nulla e se se la fanno sotto. Ti devi fidare di me. Va bene l’intervista al New York Post e vanno bene le condizioni della finta trattativa che suggerisci. Non dovrai far altro che dire a Volodymyr: o mangi questa minestra, o salti dalla finestra. Però sia chiaro: io per la ricostruzione dell’Ucraina non caccio un soldo”.
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