Esteri
“Questo negoziato s’ha da fare”, canali aperti tra Ucraina e Russia. Trump non aspetta
Kiev avverte: i colloqui non si potranno tradurre in una resa. Il Tycoon lavora al dialogo, vuole accelerare per presentare il piano già la prossima settimana a Monaco

Il negoziato tra Russia e Ucraina si deve fare. E Donald Trump non sembra disposto ad aspettare troppo tempo, spingendo addirittura per renderlo noto già la prossima settimana a Monaco. Il messaggio è arrivato forte e chiaro a Volodymyr Zelensky già dall’inizio della campagna elettorale. E da quando The Donald ha preso possesso dello Studio Ovale, la promessa di fare il possibile per un compromesso tra Mosca e Kiev si è concretizzata quasi subito, con avvertimenti a entrambe le parti in guerra. Una strategia che però preoccupa (e non poco) il presidente ucraino, dal momento che è lui il leader del paese invaso. È lui che si ritiene un alleato naturale dell’Occidente, ed è lui che ora deve trattare una pace che non deve essere una resa.
Le divergenze
Le divergenze tra il tycoon e Zelensky ci sono. L’inviato di Trump, Keith Kellogg, ha chiarito che a Kiev devono esserci elezioni il prima possibile, non appena ci sarà una tregua. E questo è apparso agli occhi del presidente ucraino come un avvertimento rivolto anche a tutto l’attuale establishment. A margine dell’incontro con Benjamin Netanyahu, Trump ha parlato di un altissimo numero di morti anche sul fronte ucraino. “Ci sono probabilmente 700mila soldati ucraini uccisi”, ha detto il presidente degli Stati Uniti. Cifre ben diverse da quelle fornite nelle stesse ore da Zelensky, secondo cui l’Ucraina ha perso dall’inizio dell’invasione 45.100 soldati sul campo di battaglia, con 390mila casi di soldati feriti in battaglia. E in queste settimane il repubblicano ha messo in chiaro che le garanzie di sicurezza per l’Ucraina non saranno “gratuite”, ma in cambio di altrettante garanzie da parte di Kiev, specialmente riguardo le “terre rare”. Concetto che, secondo alcuni osservatori, in realtà faceva riferimento più in generale a materiali critici e risorse di cui è ricca l’Ucraina.
I passi avanti
Zelensky i suoi passi in avanti li ha fatti. E questo anche a fronte di sacrifici politici. Ha detto che avrebbe accolto con favore aziende straniere per lo sfruttamento di quelle risorse, dando così il semaforo verde a Trump. Ha fatto intendere di aver ormai accettato che non entrerà direttamente nella Nato, anche se ha chiesto – in caso contrario – di potersi dotare di un arsenale nucleare (cosa che Mosca ha già chiarito di non poter accettare). Ma ha soprattutto ammesso di poter discutere direttamente con Vladimir Putin, cosa che invece aveva escluso fino a questo momento addirittura con un apposito atto normativo. Una scelta che certifica la nuova aria che si respira nei rapporti triangolari tra Kiev, Mosca e Washington. Il Cremlino, come sempre, ha ascoltato con molta attenzione. E Putin, attraverso il suo portavoce Dmitry Peskov, ha deciso di fare a suo modo un’apertura particolarmente importante, anche se condita dalla solita narrativa ideata da Mosca per delegittimare l’interlocutore ucraino. “La posizione del nostro paese, ripetutamente espressa dal presidente Putin, suggerisce che il signor Zelensky ha grossi problemi ‘de iure’ in termini di legittimità, ma nonostante questo la parte russa rimane aperta ai negoziati”, ha affermato Peskov. E questo, per Trump e il suo staff, è già un indizio importante riguardo quel processo di dialogo che Washington vuole mantenere a ogni costo.
Conferme
I segnali iniziano a essere molti. Le due aperture, quelle di Putin e di Zelensky, sono apparse inusuali e per questo particolarmente interessanti. Ieri, a conferma dei canali aperti tra i due paesi in guerra, è avvenuto un nuovo scambio di prigionieri di guerra (150 russi e 150 ucraini) mediato dagli Emirati Arabi Uniti. Mentre Peskov ha confermato anche che i contatti “tra singoli dipartimenti” di Russia e Stati Uniti “si sono intensificati di recente” per arrivare a una soluzione. Quale possa essere questa soluzione lo decideranno diversi fattori. Uno su tutti il campo di battaglia.
Il caso della raffineria di petrolio Albashneft
Il ministero della Difesa russo ha annunciato la conquista di altri due villaggi nell’Ucraina orientale e nordorientale: Baranivka e Novomlynsk. Nella notte tra martedì e mercoledì, l’aviazione ucraina ha abbattuto decine di droni in diverse regioni del paese. Mentre Kiev ha di nuovo messo in chiaro alla Russia di avere le capacità per colpire in profondità il territorio nemico. Ieri è stato il turno della raffineria di petrolio Albashneft, nell’area di Krasnodar. E Zelensky ha prorogato la legge marziale e la legge sulla mobilitazione dall’8 febbraio al 9 maggio. Forse non casualmente la data che la Russia celebra per la vittoria della Seconda guerra mondiale.
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