È scattata la gara tra Salvini e Calenda. L’obiettivo è affondare più profughi possibile. Calenda dice: “interrompere le loro rotte”. I richiami ai principi essenziali della civiltà moderna e liberale sono a zero. Salvini non è una sorpresa. Ieri si è limitato a dichiarare che non vede l’ora di ricominciare la sua politica di sbarramento verso i profughi. Per capirci, quella che lui e Giuseppe Conte guidarono con fierezza tra il 2018 e il 2019. Era scontato.

Calenda però ha tentato di superarlo. Ieri sera ha detto a Vespa che lui chiederà massima durezza contro i clandestini. Per clandestini ovviamente intende i profughi che – come è logico – chiedono ma non hanno il permesso di soggiorno. Chiamarli clandestini è una scelta lessicale.

Un po’ come quella che in America fanno le persone bianche che chiamano gli afroamericani “negri”. Per “interruzione delle rotte” Calenda ha spiegato che intende favorire l’intervento della marina libica.

E quindi il trasferimento dei profughi nei campi di concentramento organizzati da Tripoli. Poi Calenda si è spinto idealmente oltre, nell’illustrare la sua strategia. Ha detto che mentre si respingono le barche sul Mediterraneo si deve aprire un flusso di immigrati scolarizzati. Ha spiegato che gli immigrati vanno scelti. Così si fa in tutto il mondo. Tocca a noi bianchi decidere quali negri accettare e quali rispedire a casa.

Si faceva così anche nel ‘700 e nell’800, del resto. Non tutti i “negri” andavano bene per essere portati a fare gli schiavi in America. Si sceglievano i migliori.

Avatar photo

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.