Il consiglio regionale e l'intergruppo democristiano
Campania, in Consiglio Regionale rinasce la Democrazia Cristiana

Nella stagnante politica campana spicca la “pazza idea” di Annarita Patriarca (nomen omen), consigliera regionale di Forza Italia che in una chat con i colleghi ha lanciato la provocatoria – e liberatoria – domanda: «Chi sente di avere radici democristiane?» Bene, la metà dei partecipanti pare abbia abboccato. Boutade? Esternazioni estemporanee? Possibile. Sicuramente è prestissimo per parlare di un progetto politico e presto per un’iniziativa politica strutturata, ma la cosa ha avuto un seguito con la nascita di un intergruppo nel Consiglio regionale della Campania.
C’è nostalgia dello Scudo crociato, insomma. Un’operazione tentata a diversi livelli innumerevoli volte negli anni scorsi, con scarso successo, tanto che oggi appare più il fronte laico a provare con più serietà a riaggregarsi. Sembra che sul fronte cattolico anche l’associazionismo, forte di numeri ancora assai cospicui, vi abbia rinunciato. E tuttavia siamo davanti a un fatto politico, per quanto ancora indecifrabile. E anche a leggere i nomi degli aderenti all’iniziativa c’è da rimanere sopresi perchè si registra un consenso trasversale ai partiti e ai gruppi e alla maggioranza che regge De Luca. Non esclusi deluchiani doc. E se è ovvio trovarci i consiglieri dei piccoli gruppi più o meno monopersonali, proiezioni di liste civiche (si fa per dire) regionali, e di piccole liste di centro (mastelliani, “forzaitalini”, Italia Viva e così via), più sorpresi si rimane per la presenza di due “big” del Partito Democratico come Mario Casillo e Franco Picarone, per non dire di appartenenti a +Europa, che sicuramente con le radici democristiane ha assai poco da spartire (“performance” del passato di Tabacci a parte).
Al di là del pedigree e del cursus honorum di ciascuno, più o meno credibile nelle vesti di democristiano d’antan, viene da chiedersi quale sarebbe il senso dell’operazione, tra l’altro con un Consiglio regionale da poco eletto. La traccia che porta al Comune di Napoli convince poco: la trasversalità è anche geografica. Un’altra traccia condurrebbe al tentativo di occupare uno spazio politico in un momento di ristrutturazione dei Cinque Stelle che, almeno alle politiche del 2018, hanno raccolto consensi stellari in Campania: la finalità, dunque, sarebbe quella di arginare il “doroteo” Giuseppe Conte. La tesi, pur non implausibile, forse prova troppo. Volontà sincera di far nascere una “cosa neo-democristiana”? Sicuramente è così da parte di molti, ma è da verificare nelle attuali condizioni politico-istituzionali, bipolarismo in primis. È indubbio tuttavia che il sistema partitico si stia disarticolando. Forse è semplicemente un altro pezzo dell’effetto Draghi, che a livello nazionale già ha prodotto abbondanti terremoti. Vedremo.
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