La rottura
Caos 5 Stelle, Casaleggio scappa con Rousseau e mette in difficoltà Conte
Il giorno del divorzio è sempre amaro. Ieri Davide Casaleggio e Giuseppe Conte hanno intrapreso strade divaricate, formalmente. Annunciandolo sui social, perfino con qualche eccesso enfatico da parte di Casaleggio Jr. («Siamo a terra, ma ci rialzeremo») che si è poi anche affrettato a preannunciare la cassa integrazione per i dipendenti. Un divorzio vero e proprio, insomma. Doloroso. E come in tutti i divorzi, la prima cosa è far parlare gli avvocati; la seconda è cercarsi una casa, un posto nuovo dove andare a stare.
Così il Movimento Cinque Stelle liberato dai vincoli pattizi del “movimento digitale” compie la sua epifania e si fa partito, cercando casa, a Roma. In pieno centro. E sembra averla trovata in piazza della Fontanella Borghese 84, che guarda caso si trova a 100 metri esatti dalla residenza romana di Giuseppe Conte. Nella stessa location che fu individuata da Francesco Rutelli, uno che Roma la conosce bene, come sede strategica per la sua Api. Per gli avvocati delle parti, prende per primo la parola Lorenzo Borré, tutore legale del M5S, con parole scorate. «Quando ha fondato il partito con Luigi Di Maio, Casaleggio jr già rivestiva la carica di presidente dell’associazione Rousseau, l’associazione che per statuto del nuovo M5S, fornisce i servizi tecnologici a quest’ultima associazione» ricorda Borré che aggiunge: «E non è, a mio avviso, un caso che lo statuto pentastellato preveda che gli snodi essenziali dell’attività associativa si debbano svolgere sulla piattaforma gestita da Rousseau. Tanto bastava, a mio avviso, per rendere simbiotiche le due associazioni, sostanzialmente due sorelle siamesi».
«È proprio questa simbiosi a farmi ritenere che il distacco traumatico dei due corpi politici possa portare, nel medio termine, alla dissoluzione di entrambi, di quella che ora si trova “a terra” e di quella ancora in piedi». Riflessione interessante anche per chi, come noi, è incorso nelle ire legali di Davide Casaleggio proprio per aver sostenuto, come fa oggi una voce interna alla cabina di regia del Movimento, che il ruolo politico di Casaleggio è stato fino a poco fa decisivo e solo maldestramente celato. La predizione è nefasta, gli umori neri, i parlamentari smarriti e, a sentirli, interdetti. Intendiamoci: l’addio a Rousseau è anche un motivo di sollievo; dopo anni di azienda-partito le sorti prendono una direzione più chiara. «Aveva dimostrato da tempo di non essere più uno strumento neutrale. Ma è il momento di dire basta alle polemiche sterili, smettiamola di guardarci l’ombelico e superiamo la questione», dice il sottosegretario M5S all’Interno, Carlo Sibilia. Nave senza nocchiero, con Grillo nella sua impasse più forte, Casaleggio fuori dai giochi e Giuseppe Conte ancora da incoronare, il Movimento è preda alla confusione.
L’Agi raccoglie in Transatlantico il malumore di un gruppo di deputati all’insaputa della sede nazionale individuata da Conte: «Vogliamo avere chiarezza su questa ma soprattutto su tutto il resto, non sappiamo nulla, siamo al buio e questo non può durare a lungo. Siamo stanchi e delusi». Fra le altre questioni, quella del secondo mandato, considerato uno “sperpero” delle competenze di quanti hanno alle spalle la prima legislatura e sarebbero stati mandati “a quel paese”, aggiungono le stesse fonti. Conte «deve parlare con noi prima che con il Pd», concludono, visto che il 29 aprile “ha accettato” il confronto con Enrico Letta al convegno organizzato da Goffredo Bettini. «Il movimento è dove sono le persone che ne rispettano i principi e ne portano avanti le idee. Rousseau sarà sempre la casa di queste persone», ha affidato Casaleggio al suo profilo Facebook. In testa l’idea di dare corpo al suo recentissimo Manifesto ControVento, ma forse anche la prospettiva di usufruire sin da subito di una nuova pattuglia di parlamentari. La componente del Misto di Alternativa C’è, che raccoglie a Montecitorio un sostanzioso gruppo di fuoriusciti, riallaccia subito i rapporti con la casamadre milanese. Andrea Colletti, Pino Cabras, Alvise Maniero omaggiano Casaleggio di ogni onore. E intanto nel nuovo M5S c’è chi si mette all’opera per dotare il partito di una piattaforma digitale che però non abbia più la pretesa di sostituire la correlazione umana, lo scambio di idee nelle sedi e le riunioni in prima persona. Linee-guida di un Movimento contiano che pare ben più influenzato da sinistra del vecchio.
«L’infingimento per cui Casaleggio possiede gli iscritti però non regge, lui aveva la gestione della piattaforma; chi si iscriveva lo faceva dando autorizzazione al trattamento dei dati al Movimento Cinque Stelle, con sede legale in via Nomentana a Roma», ci sottolinea l’avvocato Diego Antonio Nesci. L’oggetto del contendere non sussisterebbe, sarebbe un ennesimo bluff. «Se le strade si devono dividere, almeno non ci siano strascichi. Ci sia maturità da entrambi i divorziandi», esorta l’avvocata – e deputata M5S – Vita Martinciglio. I divorzisti non mancano tra i banchi di Montecitorio e nel Movimento. Dal suo studio legale di Cagliari, il civilista Silvio Demurtas ha impugnato le procedure e blocca l’unica via d’accesso di Conte alla leadership del partito, inibendogli l’uso del fondo derivante dalla contribuzione dei parlamentari. Adite le vie legali, i fuoriusciti di Alternativa C’è hanno diffidato l’ex premier e Vito Crimi, reggente provvisorio, «dall’utilizzare anche parte di tale fondo per la costituzione del nuovo partito».
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