Il Tar del Lazio-Roma (sezione Terza quater) ha accolto, in data 31 dicembre 2024, (decreto n. 6030/2024) l’istanza di revoca della sospensione del D.M. Sanità del 25 novembre 2024. Sospensione, a sua volta, decretata con altro provvedimento monocratico del 30 dicembre 2024 dallo stesso giudice capitolino (n. 6017/2024).

Occorre fare uno sforzo di buona volontà per superare il tecnicismo e non abbandonarne la lettura. Ma – se si persiste – l’informazione acquisita ripaga, in quanto consente di comprendere come la vicenda sia interessante per tutti, posto che il D.M. Salute afferisce alla definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica. Ovvero alla cura della nostra salute. Un brivido (non salutare) ci pervade, poi, se comprendiamo bene quello che stava avvenendo.

Riavvolgendo il filo degli eventi, emerge che il 30 dicembre 2024 un nutrito gruppo di esercenti prestazioni sanitarie ha impugnato innanzi al Tar del Lazio-Roma il predetto D.M. Salute del 25 novembre 2024 (entrato in vigore proprio il 30 dicembre 2024), chiedendone l’annullamento e auspicando l’adozione di un provvedimento cautelare che ne sospendesse l’efficacia, pendente il relativo giudizio. A tanto ha provveduto – nella stessa data – il Tar del Lazio, secondo cui andava considerato, fra l’altro, “che il nuovo Decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza”.

Alla sospensione del D.M. ha replicato l’Avvocatura dello Stato, preposta alla difesa istituzionale del ministero della Salute, chiedendo la revoca del predetto decreto cautelare. Le ragioni addotte dall’Avvocatura Generale dello Stato a sostegno della revoca – una sorta di rimodulazione provvedimentale da parte dello stesso giudice, melius re perpensa – sono state avvalorate (e qui va prestata la massima attenzione) osservando che la sospensione del D.M. Salute avrebbe determinato “un importante impatto”. Il motivo? Per dare attuazione al decreto del 25 novembre 2024, le attività tecniche erano state avviate già da mesi – in stretta collaborazione con tutte le istituzioni implicate – ai fini dell’aggiornamento delle specifiche tecniche riguardanti sia la ricetta dematerializzata sia i servizi del nomenclatore, del catalogo e della transcodifica regionale.

Interrompendo il sistema, quello che si è rischiato è dunque – in altri termini – il blocco totale delle prestazioni; testualmente, era a rischio “la continuità del servizio in fase di prescrizione, di presa in carico (prenotazione) e di erogazione delle prestazioni con le nuove codifiche/tariffe”. Con spietata concretezza – come ha annotato ancora l’Avvocatura – “la funzionalità del Sistema TS per la ricetta dematerializzata, aggiornata con le nuove codifiche/tariffe, ha preso avvio dalle 00:25 del 30 dicembre 2024 e, alle ore 11 dello stesso giorno, già circa 200mila prescrizioni erano state effettuate con successo con il nuovo nomenclatore/tariffario”. Altro che “botti” di fine anno: una tempesta perfetta!