L’antico palazzo del Settecento è collocato nel centro della piccola città. Airola per molti è infatti sinonimo di istituto penale minorile. E’ il secondo carcere minorile della regione Campania. I ragazzi ospitati al suo interno provengono nella maggior parte dei casi dai territori del Napoletano e del Salernitano, solo raramente da altre regioni o paesi. A inizio anno nell’istituto si contavano 30 minori, su una capienza regolamentare di 46.

Airola è tra gli istituti di pena che l’associazione Antigone ha visitato nei mesi scorsi raccogliendo i dati che sono ora al cuore del sesto rapporto sulla giustizia minorile, un report biennale con cui si prova a fare di volta in volta il punto della situazione di un settore delicato della giustizia, quello che riguarda gli adolescenti e i giovani adulti. Il primo carcere minorile della Campania è Nisida. Si trova in cima a un isolotto, distante dunque dal centro di Napoli ma incastonato in un paesaggio di particolare bellezza. La struttura è un complesso di fabbricati tra il verde e a picco sul mare.

Un edificio ospita gli uffici della direzione e del personale amministrativo, gli altri i reparti detentivi dove sono reclusi ragazzi e ragazze, incluso il centro di prima accoglienza, il luogo dove vengono portati i minori arrestati. In ultimo, in una posizione leggermente defilata rispetto agli edifici appena descritti, si trova un edificio ulteriore, che ospita il Centro studi sulla devianza minorile, in origine animato da alcuni esperti in materia che svolgevano attività di ricerca e di analisi. Oggi, per mancanza di fondi, il centro ospita solo due studiosi, che si occupano prevalentemente della raccolta di dati statistici. Secondo l’ultimo report, Nisida ospita 41 detenuti, di cui 36 ragazzi e 5 ragazze. Sulla carta la capienza regolamentare è di 70 posti, ma già quando le presenze si aggirano intorno alle 60 l’istituto inizia ad andare in profonda sofferenza. Per quanto riguarda la provenienza dei ragazzi, la maggior parte viene da Napoli e provincia, gli stranieri sono nove, mentre la fascia d’età più rappresentata è quella tra i 17 e i 21 anni.

Più della metà dei ragazzi attualmente presenti nell’istituto minorile di Nisida sono detenuti in esecuzione di una condanna definitiva, e in media i periodi di detenzione vanno da uno a due anni. E i reati per i quali sono reclusi riguardano in prevalenza i reati di furto, rapina e spaccio di droga. I giovani adulti svolgono insieme ai minori le attività ma nelle camere detentive vengono suddivisi in gruppi omogenei per età. Antigone ha fatto un viaggio all’interno degli istituti minorili di tutta Italia, inclusi quelli della Campania.

Il rapporto dell’associazione quest’anno si è anche avvalso del contributo del rapper Francesco “Kento” Carlo, ed è stato nominato non a caso Keep in trill, perché trill è una parola dello slang hip hop che nasce dalla fusione di altri due termini, true e real, per indicare qualcosa di autentico e genuino. Trill sono le storie dei ragazzi che finiscono nel circuito penale e il ruolo che la giustizia minorile dovrebbe avere, «quello di proteggere i sogni più autentici dei ragazzi senza mai cedere a percorsi stereotipati», si legge nel rapporto di Antigone. Quindi una chance, una nuova opportunità.

Sebbene la vera svolta sarebbe chiudere gli istituti minorili e riuscire a dare una seconda chance ai ragazzi seguendo altri percorsi. «Il vero successo sarebbe la chiusura degli istituti penali per minorenni – ha affermato Gemma Tuccillo, capo del Dipartimento della giustizia minorile – ad oggi tuttavia una risorsa imprescindibile, che va potenziata per la valorizzazione dei bisogni dei ragazzi all’interno delle strutture».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).