Napoli è una delle città più pericolose del Paese. A confermarlo è la classifica stilata da Italia Oggi che posiziona la città al 100esimo posto per “reati e sicurezza” su 107 centri presi in considerazione. I vicoli che fanno di Napoli un museo a cielo aperto sono gli stessi che la rendono invivibile e la condannano sempre a occupare gli ultimi posti delle graduatorie della sicurezza, restituendo l’immagine di un luogo infernale, dove la criminalità è considerata una parte integrante del contesto sociale.

La più sicura d’Italia è Ascoli Piceno, mentre Rimini, fanalino di coda della lista, è la più pericolosa. A Napoli ci sono troppi reati, l’ombra della camorra si allunga sulla città, chi va in giro di sera non si sente al sicuro, le baby gang seminano il terrore sebbene le forze dell’ordine facciano l’impossibile per arginarle. Tutto vero. Com’è vero che le istituzioni hanno il compito di intervenire sugli “strappi” del tessuto sociale, mentre nella realtà fanno ben poco. Nella città metropolitana di Napoli, i Comuni con più minori dispongono fi meno servizi educativi e, in generale, la Campania è uno dei territori più penalizzati dal punto di vista delle opportunità educative per i giovani.

Chi ha la fortuna di nascere nei “quartiere bene” di Napoli, ha un futuro roseo quasi garantito; per chi nasce dall’altra parte città, invece, ci sono buone possibilità che il futuro faccia rima con camorra. Nella Città metropolitana partenopea vive oltre mezzo milione di minori (593.036) che, nel solo Comune di Napoli, tocca quota 172.304, pari al 17,8% della popolazione totale del capoluogo campano (numero ampiamente superiore a quello delle altre province). È facile dedurne quanto le istituzioni locali siano fondamentali per la crescita dei giovani, soprattutto per quelli che nascono con il “marchio” di ragazzi a rischio.

Eppure il Comune di Napoli è quello che spende meno di tutti gli altri per lo sport, per l’inclusione sociale e per l’occupazione. Tra i territori con le maggiori quote di popolazione minorile, emergono i grandi Comuni limitrofi al capoluogo campano: Acerra (23%), Giugliano in Campania (22,4%) e Caivano (22,3%), proprio quei luoghi nei quali la criminalità organizzata trova terreno fertile. Quasi sempre la delinquenza ha radici nella povertà: Napoli è la città con più famiglie che versano in condizioni economiche precarie, circa il 9,70% ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese. La Campania è addirittura al primo posto nella classifica delle regioni italiane con famiglie afflitte da disagi economici.

Ogni anno, nella nostra regione, si contano in media 5mila ragazzi, tra i 12 e i 18 anni, identificati e riaffidati ai genitori o condotti in comunità di recupero per episodi di disagio e devianza, atti di bullismo, risse. Circa 250 sono quelli che affrontano percorsi rieducativi, 150 quelli affidati a comunità, circa 70 quelli detenuti nei centri di accoglienza per minori con accuse relative a reati anche piuttosto gravi. Sono un mondo, delicato e complesso al tempo stesso. Dietro ognuno di loro c’è una storia diversa di povertà e disagio che instancabilmente richiama per Napoli la definizione coniata da Benedetto Croce: un paradiso abitato da diavoli.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.