Massimo Carminati è stato scarcerato e la cosa ha provocato grande scandalo. Tra i giornalisti e tra i politici soprattutto. Il ministro Bonafede ha mandato gli ispettori a Oristano per capire come possa essere successa una cosa così terribile e che in modo sanguinoso offende il sentimento nazionale (il sentimento nazionale, per capirci, è molto semplice: tanta più gente sta in prigione meglio è…).

La decisione di Bonafede, in realtà, dimostra solo una cosa: Bonafede non sa niente delle leggi e della Giustizia della quale è ministro. Avrebbe bisogno di un ripasso alla scuola serale. Massimo Carminati è stato scarcerato per una ragione semplicissima: perché così prevede la legge, senza eccezioni.

Vediamo. Carminati (ex esponente della lotta armata fascista) è stato condannato per il reato di corruzione e per associazione a delinquere di stampo mafioso nella sentenza d’appello del processo cosiddetto “Mafia Capitale” (il fiore all’occhiello della Procura romana di Pignatone e di alcuni importanti giornali).

La Cassazione ha stabilito che la mafia era una invenzione pura e semplice della Procura e ha rimandato tutto in appello per rideterminare la pena senza più associazione mafiosa. Carminati, dunque, è un detenuto in attesa di giudizio che ha scontato 5 anni e 4 mesi di prigione (dei quali 4, ingiustamente, al 41 bis).

Siccome il reato più grave per il quale è stato condannato (corruzione) prevede una pena di 8 anni, e siccome la legge dice che la carcerazione preventiva non può mai e poi mai superare i due terzi della pena massima prevista per il delitto più grave, e siccome i due terzi di 8 anni sono 5 anni e quattro mesi, Carminati è automaticamente e giustamente scarcerato. Avrebbe dovuto essere scarcerato prima probabilmente, ma la scarcerazione gli è sempre stata negata.

Ora, superato il limite massimo, non si può più. C’è uno scandalo? Sì: l’ingiusto 41 bis, la mancata scarcerazione in questi mesi, l’incredibile impreparazione del ministro.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.