Le immagini della nostra connazionale Ilaria Salis detenuta in Ungheria in condizioni disumane stanno facendo il giro del mondo e hanno scandalizzato l’opinione pubblica italiana, un po’ meno la politica.  Anche in virtù dei rapporti di amicizia che intercorrono tra Meloni e Orban, la situazione pare molto delicata e difficile da risolvere. Ilaria Salis è già detenuta da 11 mesi e il padre ne ha denunciato le condizioni di umiliazione detentive.

Giorgia Meloni sente al telefono Viktor Orban con cautela

Un colloquio, quello dei due leader di governo, che ha come focus il Consiglio europeo straordinario del 1 febbraio, ma la presidente del Consiglio – “nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura ungherese”, come recitano fonti di Palazzo Chigi, ne approfitta per portare all’attenzione di Orban il caso Ilaria Salis.

Schlein si accorge di Salis dopo un anno: “Deve tornare in Italia”

Le immagini della maestra italiana accusata di omicidio che entra nell’Aula di un tribunale ungherese con mani e piedi legati e tenuta alla catena da una guardia penitenziaria ha provocato le proteste delle opposizioni italiane. “Ilaria Salis deve tornare in Italia”, dice la segertaria dem Elly Schlein: “C’e’ una decisione quadro del Consiglio europeo che permetterebbe di farla tornare in Italia ai domiciliari e non si capisce perché il governo non si attivi con ogni forza per far rispettare i diritti fondamentali e la dignità di una cittadina italiana”, aggiunge Schlein.

Tajani convoca l’ambasciatore ungherese: “Vogliamo spiegazioni”

Il governo, ribadiscono da Palazzo Chigi, ha avviato iniziative diplomatiche dal 22 gennaio, attraverso il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto.

“Non vogliamo interferire con la vicenda giudiziaria, ma sul rispetto dei diritti non possiamo transigere”, dice Tajani annunciando di aver convocato l’ambasciatore ungherese: “Da lui vogliamo sapere per quali motivi non sono state rispettate alcune regole fondamentali sul trattamento dei detenuti. Mi sembra che stavolta si sia ecceduto, anche il nostro ambasciatore in Ungheria oggi andrà a protestare al ministero per questo trattamento riservato a una detenuta”.

Incontro La Russa con il padre di Salis: 2 febbraio

Intanto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che annuncia un incontro con il padre di Ilaria Salis il 2 febbraio. Un incontro “riservato”, aggiunge la seconda carica dello Stato, lontano da microfoni e telecamere, per sapere i dettagli della vicenda “ed eventualmente riportarli al Senato”.

La Russa, poi, si sofferma sulle immagini di Salis in catene: “Il problema riguarda la dignità dei detenuti, in Ungheria e in ogni altra parte del mondo, compresa l’Italia, dove io pochi giorni fa ho visto e ho notizia di un sistema non molto dissimile, almeno per gli uomini, un po’ meno per le donne, cioè di guinzaglio e di manette, ma non ai piedi”.

“Il guinzaglio” anche in Italia per i detenuti

Il presidente La Russa torna, quindi, sul punto spiegando che “una legge del 1993 prevede che in alcuni casi, si dice tutte le volte che è necessario, si può usare qualcosa di simile a quello che è stato definito impropriamente un guinzaglio. Non bisogna mai mettere il detenuto in una condizione di umiliazione, non bisogna umiliare il detenuto”, aggiunge.

Ilaria Salis, l’appello del padre: “È stata torturata”

“Se tutto quello che ha passato non ha portato a nessuna confessione è lecito pensare che Ilaria non abbia nulla da confessare” ha detto ancora il padre Roberto. Oggi ha incontrato l’ambasciatore italiano mentre domani avrà un colloquio con la figlia Ilaria.

L’uomo ha poi parlato delle “torture” che la 39enne ha subito, come per esempio essere lasciata in carcere senza assorbenti con le mestruazioni. È stata anche tenuta giorni senza vedere il legale: “Le hanno detto che la portavano dall’avvocato e si è trovata con dei poliziotti che hanno cercato di interrogarla in inglese per cercare di farla confessare. Ma lei ha tenuto duro”. Per questo – aggiunge il padre – se non ha confessato “dopo tutto quello che ha passato è lecito pensare che non c’è nulla da confessare”.

Redazione

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