È schizzato, com’era prevedibile dopo l’annuncio dello stop al Nord Stream, deciso da Gazprom che ha parlato di “problemi tecnici”, il prezzo del gas sul TTF, il mercato di Amsterdam. È salito del 26%, a 272 euro al megawattora. Alla chiusura di venerdì era sui 215 euro al megawattora. E anche in questo caso a risultare decisivo, giocando un ruolo fondamentale, è il Title Transfer Facility olandese, un mercato cui tutti guardano per le contrattazioni del combustibile.

Il TTF di Amsterdam è considerato il punto di riferimento in Europa per monitorare e comprendere il mercato del gas. Il mercato virtuale e indice della Borsa olandese sta per compiere vent’anni, è stato istituito infatti nel 2003 come alternativa al National Balancing Point, il mercato del gas con sede nel Regno Unito, e progressivamente ha sostituito la piattaforma britannica come centro del mercato. Ad Amsterdam trasportatori e acquirenti commerciano forniture di gas dal lunedì al venerdì, dalle 8:00 alle 18:00. I borsini accreditati sono Intercontinental Exchange (Ice) ed European Energy Exchange (Eex).

A contrattare sono produttori nazionali e internazionali, società di stoccaggio, distributori e operatori di rete dell’industria del settore. I nomi italiani sono Eni, Enel, Edison, Hera, Sorgenia, Repower, Estra, Dolomiti Energia e piccoli trader. Le banche poi, come Goldman Sachs, Morgan Stanley, i grandi trader Gunvor, Trafigura, Glencore, Vitol, major come Shell o Danske. Anche se gestisce solo una parte del mercato del gas in Europa, il TTF detta il prezzo in tutto il continente.

Ha acquisito sempre più importanza con la liberalizzazione del settore energetico. Domanda e offerta regolano i prezzi nel mercato olandese in euro per megawattora. L’indice è spesso chiamato “Dutch TTF gas price”. I trader possono concludere accordi per la consegna e il consumo immediati o firmare i cosiddetti “futures”, un accordo legale tra le due parti per la negoziazione – consegna e pagamento – in una data futura, prevedono quindi una consegna più lontana nel tempo.

I prezzi dei “futures”, con la guerra in Ucraina, sono aumentati a dismisura per la paura di un’imminente interruzione dei flussi di gas dalla Russia. Lo scorso 26 agosto questa opzione ha raggiunto il costo record di 339 euro per megawattora. L’anno scorso il prezzo era di 27 euro. Gli annunci di Gazprom e le richieste dei Paesi Europei, che stanno cercando di riempire le proprie riserve prima della stagione invernale, facendo alzare la domanda, stanno contribuendo a gonfiare il prezzo.

Per la minaccia degli stop di Mosca, l’Unione Europea ha tra l’altro adottato un regolamento per cui almeno l’80% delle capacità di stoccaggio sotterraneo nel territorio di ogni Stato deve essere riempito prima dell’inizio dell’inverno 2022/2023, il 90% prima dell’inizio degli inverni degli anni prossimi. L’Olanda pone il veto alla proposta di porre un tetto al prezzo del gas (price cap) che dovrebbe essere valutata entro un paio di settimane. La diminuzione dell’offerta non giustifica infatti un aumento in un anno dei prezzi di circa il 1500%, perciò si parla di speculazioni. L’Euro, in caduta dall’inizio dell’anno, intanto ha toccato stamattina il minimo storico nel cambio con il dollaro USA. È sceso sotto al livello di 0,99.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.